UDINE - Dopo la rissa di stanotte tra profughi a Udine, in cui sono rimasti feriti due agenti della polizia di Stato e un carabiniere della Compagnia di Udine, intervenuti per dividere i richiedenti asilo, poi finiti in manette, nel pomeriggio di oggi, un gruppo di richiedenti asilo ha deciso di manifestare nel centro del capoluogo friulano. Gli stranieri si sono messi in cerchio con in mano dei pezzi di cartone con sopra scritto, in lingua inglese “sciopero della fame”.
La situazione non ha creato particolari disordini ma la tensione, è indubbio, sta salendo, in città. Dopo la rivolta alla Cavarzerani, qualche settimana fa, tra richiedenti asilo di etnia diversa, con impiego straordinario di tutte le forze dell’ordine per evitare il peggio e riportare la situazione alla normalità, è stato deciso per la “divisione” tra pakistani e afghani, con il trasferimento di parte dei profughi alla ex caserma “Friuli”. La situazione è migliorata, sul fronte liti interne alle strutture ex militari di accoglienza, anche se non mancano le aggressioni tra connazionali, ma si teme che il vero teatro di “scontro”, adesso, diventi l’area di Udine fuori dalle caserme. Con conseguenze che potrebbero portare a situazioni a dir poco complesse. Non tutti i richiedenti asilo, naturalmente, sono “bellicosi”, ma gli episodi che li vedono protagonisti non tanto di furti, ma di liti, zuffe e di “piccolo” spaccio di droga sono accertate e sempre più numerose. L’idea su cui tutte le istituzioni stanno lavorando adesso è quella di “sparpagliare” i gruppi di profughi in provincia, in centri grandi ma anche piccoli, laddove siano presenti strutture in grado di accoglierli, allentando così la pressione su Udine.
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