Nei nascondigli delle Krivapete che insegnarono a cuocere la gubana

Lunedì 5 Dicembre 2016 di Paola Treppo
Le krivapete

VALLI DEL NATISONE (Udine) - Vivono da secoli nelle Valli del Natisone, nascoste in antri e angoli irraggiungibili o sotto le rocce. Nelle grotte, nei boschi fitti fitti, nelle caverne. Hanno i piedi all’incontrario, i capelli verdi e sono tutte donne. Sono le krivapete, le streghe che hanno insegnato ai valligiani a fare la gubana, ma anche tante altre cose, come il formaggio, il pane e le salsicce. A un mese dalla festa del falò per eccellenza, che vien dato alle fiamme il 5 e 6 di gennaio, per l’epifania, le krivapete fanno sentire la loro presenza tra Antro, Castelmonte e nei piccoli borghi "arrampicati" sulle alture delle Valli.

Svela la loro storia misteriosa, con i suoi librini, recuperando le vecchie tradizioni delle Valli del Natisone, Marina Cernetig, 54 anni, di San Pietro. Insieme alla sorella, che si occupa delle “acconciature” delle streghe, Marina realizza come hobbista anche le bambole delle krivapete, per raccontare ai più giovani e ai bambini le leggende di questa terra piena di miti e di fiabe. Grazie a una paziente indagine, Marina ha raccolto vecchie ricette locali, poi raccolte in un libretto, “Ricette delle krivapete”. La tradizione vuole infatti che furono proprio queste streghe, che qualcuno dice “buone” e qualcuno “cattive”, comunque conoscitrici dei segreti della natura e della tavola, a insegnare a far bene da mangiare. Così, tra la minestra di brovada e farina e il “tocio in bianco”, spuntano qua e là i nascondigli di questi esseri mitici.

«Una volta, molto tempo fa, la gente era poverissima e ignorante - racconta Marisa -. Ogni giorno mangiava solo latte e polenta ed era poco ingegnosa. Dietro a Makota, a Tarnje, sotto le rocce, vivevano le krivapete. D’estate, quando gli abitanti di Sorzento salivano a falciare i prati e andavano a prendere l’acqua, a volte poteva accadere che vedessero, da lontano, le krivapete che si lavavano i piedi. Tutti sapevano che le krivapete conoscevano cose che nessun altro al mondo sapeva.

Così chiedevano loro consiglio. Ma loro non raccontavano mai nulla. Insegnavano solo se ne avevano voglia». Un giorno un uomo ne vide una che dormiva sotto a un castagno e la catturò per farsi svelare tutti i segreti. Lei acconsentì, con la promessa che poi sarebbe stata liberata. Iniziò quindi a spiegare come fare il latticello, il burro, la ricotta e il formaggio. E poi a cuocere il pane e la gubana, a fare gli strucchi, le salsicce, i salami, a preparare il caffè e ad affilare i coltelli. Poi la lasciarono andare. «Lei corse su per la salita veloce e gridò ai paesani di non aver rivelato un segreto: come fare lo zucchero. Cercarono di rincorrerla ma nulla da fare. A Sorzento, infatti, gli abitanti non sanno ancora come fare lo zucchero. Però tutti sanno dove le krivapete di nascondono ancora oggi: a Tribil, ad esempio, dove la krivapeta fa la minestra di radicchio in autunno, o a Stregna, dove la strega cucina con il vino rosso». 

Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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