Dove la morte si trasforma in festa: ​l'antico rito del banchetto funebre

Lunedì 30 Ottobre 2017 di Paola Treppo
Mangiafuoco a una festa dei morti in Friuli, ad Ampezzo
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RIVIGNANO TEOR (Udine) - Un tempo che torna sempre immutato, in Friuli, a cavallo tra ottobre e novembre, con la Fiera dei Santi di Rivignano, l’unico paese dove si canta e si balla il giorno dei Morti, giovedì 2 novembre. Le origini di questa festa, unica, si perdono nei secoli, quando si credeva che le anime dei morti apparissero ai vivi, in un generale rimescolamento cosmico, in quel passaggio che per i celti era il vero Capodanno, quando la natura si addormentava, all'inizio della stagione fredda, per poi risvegliarsi in primavera, altro periodo cosiddetto “critico” del calendario.

Un varco tra le dimensioni dei vivi e dei morti
Tra il 31 ottobre e il primo novembre, si racconta. si apriva un varco che metteva in contatto le dimensioni dei vivi con quelle dei trapassati. Solo una volta all'anno; da qui le leggende delle processioni delle anime, delle anime che si abbeverano alle fonti delle piazze, del cibo da lasciare sul tavolo per sfamare i fantasmi di chi visse un tempo in carne e ossa. Era il tempo degli esseri misteriosi e paurosi, nascosti nelle ombre, quando striis, orcui e cjalcjùts (orchi e streghe) diventavano reali, sbucando fuori, materializzandosi, dai quei paurosi racconti che gli anziani facevano ai bambini, nelle lunghe serate invernali.
 
Ne scrisse anche Ippolito Nievo
Il 2 novembre del lontano 1856 Rivignano fu visitata anche da Ippolito Nievo che soggiornava allora nel Castello di Fratta: su consiglio di amici, il noto scrittore partecipò alla festa del giorno dei morti, così originale e famosa da essere già allora conosciuta in tutto il Friuli. La visita fu indimenticabile e il Nievo ne parlò così nel romanzo storico autobiografico “Le confessioni di un italiano”.

Le streghe buone 
C’erano poi le Aganis, le streghe buone, creature bianche e irraggiungibili che apparivano spesso lunghi i corsi d’acqua delle Risorgive del Medio Friuli. La loro attività principale consisteva nel lavare le lenzuola per poi metterle ad asciugare sui greti dei fiumi e nei verdi prati adiacenti, creando una distesa bianca splendente ma anche inquietante. 

Le leggende raccolte in un libro
Mercoledì primo novembre, alle 20, nella sala comunale di Rivignano sarà presentato il libro Agane Fate d’Acqua, leggende immortali fra mito e realtà, di Barbara Bacchetti e Tatiana Dereani. La giornata di domani, invece, il 31 ottobre, è dedicata alle zucche, prodotto tipico della fiera anche dal punto di vista gastronomico, nelle sue diverse forme, e alle streghe, in particolare quelle d’acqua dolce.

La fiera 
Adulti e bambini truccati e mascherati si aggirano per le strade in un’atmosfera incantata e surreale, in attesa della pittoresca discesa della strega dal campanile. E il 2 novembre, giorno in cui ovunque si celebra il ricordo dei morti, alla tristezza e al silenzio a Rivignano si sostituisce una grande festa, con balli, musiche e un grande mercato che riempie le strade del paese: una peculiarità a livello nazionale. A Rivignano questo giorno è da secoli un giorno di festa. Il programma della Fiera, per chi vuole curiosare, è su Facebook o sul sito del Comune di Rivignano Teor. 

La fiera del bestiame dal 1400
Grazie a recenti indagini si è scoperto che la giornata è storicamente dedicata al mercato del bestiame il cui inizio risale, presumibilmente, alla fine del 1400. All’alba di quel giorno il proprietario del fondo su cui avveniva il mercato apriva i cancelli e presto il “brolo” veniva invaso per tutto il giorno da animali e persone. Questa tradizione è rimasta immutata negli anni: tutti hanno continuato ad andare al mercato per comprare non solo bovini o animali da cortile ma anche stoffe, vestiti o particolari generi alimentari.

Un momento d’incontro per la comunità
Era il momento d’incontro per la comunità del paese ma pure di quelli limitrofi e la fiera continuava fino a notte inoltrata. Una volta chiusi i cancelli del mercato, infatti, si aprivano quelli in legno del cosiddetto “brear”, cioè il tavolato per il ballo messo nella piazza principale sul quale si svolgevano le danze che coinvolgevano i ragazzi del paese: era un momento unico per conoscersi e socializzare.

Il banchetto funebre
​Il realtà, più in generale, la morte di una persona, in passato veniva in un qual modo festeggiata sempre con un rito particolare, che in alcune zone del Friuli si mantiene ancora, quello del banchetto funebre. Si mangiava, cioè, tutti insieme, parenti del morto e amici. Era un modo per stare insieme, dare coraggio a chi stava male per il lutto, incontrarsi. Il banchetto funebre, oltre a questa funzione sociale importante, affonda le radici della credenza della vita dopo la morte, tipica di tutte le popolazioni della terra, di ogni epoca. Un rito che poi, nei secoli, si è trasformato, modificato. Ma che si è sempre mantenuto, seppure in maniera sotterranea, a volte solo simbolica, come il mangiare i biscotti a forma di ossa. La fiera di Rivignano, oltre a essere legata al vecchio mercato delle vacche, di certo è una eredità di questo antichissimo rito. Un rito sacro, per pagani e poi per i cristiani, trasmesso in forme diverse, contaminate.  
Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 13:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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