Cuoco e guida turistica nel borgo
del 1600 dove visse Louis Pasteur

Giovedì 29 Settembre 2016 di Paola Treppo
Enrico, Rosa e Maurizio Toso

VILLA VICENTINA (Udine) - Ha più di un secolo l’osteria “Da Maurizio”, locale tipico del borgo Capo di Sopra, il più vecchio abitato del comune di Villa Vicentina, con case che hanno mantenuto l’architettura di un tempo, con poche modifiche e tanti orti domestici.
 
A raccontare la storia di questo piccolo centro della Bassa Friulana, 200 anime, che contava due “ghetti”, non per gli ebrei ma intesi come “gruppi di case”, è Maurizio Toso, 52 anni, avi originari di Murano; è un friulano d’adozione in un comune, quello di Villa Vicentina, che prende il nome da chi contribuì a fondare il paese: le popolazioni che migrarono dall'attuale provincia di Vicenza, in Veneto. Maurizio gestisce un bar trattoria che sorge lungo l’unica strada di Capo di Sopra, abitato del 1600, “Da Maurizio”.

Da frasca a bottega a trattoria «Questo punto di incontro - spiega - nasce come mescita privata, cioè come una frasca dove chi aveva vigne portava il suo vino, all’inizio del secolo scorso, tra il 1913 e il 1914. Poi, nei decenni, si è piano piano trasformato, passando da una gestione all’altra, prima con la "Gigia toscana" e poi con Agostino Marconato, che aveva aperto pure una botteghetta di alimentari e di tutto un po'. Io lo porto avanti del 1984, quindi da più di 30 anni». Con lui, a dar una mano, se serve, c’è il fratello Enrico e la loro madre, Rosa Cignola, originaria di Gonars, impiegata per tanti anni nella cooperativa di consumo di Fiumicello dove una volta tutti portavano la loro verdura dai campi, per venderla in ogni parte del Friuli, da Grado a Tarvisio.

«Quando chiuse la coop - racconta Rosa - e fui licenziata, decisi di rilevare questo locale, anche se non avevo particolare esperienza nel settore. È stato un po’ un azzardo ma è subito decollato anche perché al tempo, 30 anni fa, a Villa Vicentina c’erano molte caserme dell’Esercito e oltre 2500 militari: affollavano il bar trattoria ogni sera. Alcuni di loro tornano ancora a trovarci». Il figlio di Rosa, Maurizio, dopo aver frequentato la scuola alberghiera e aver fatto esperienza come cuoco in ristoranti di Grado, Isola d’Elba, Livigno, Milano e in Sardegna, torna a casa e si mette ai fornelli di questa piccola trattoria bar, che conta una saletta e un locale rimasti agli anni Sessanta, con tutto l’arredo tipico del tempo.
 
Terre di caserme e di bachi da seta 
«Quando cominciai - racconta Maurizio - i nonni mi regalarono quello che più avevano di caro e prezioso: una credenza in legno che ha più di 100 anni, un piccolo alare in miniatura fatto a mano e il servizio di nozze in ceramica tradizionale friulana, decorato a fiori». Il resto del locale è altrettanto caratteristico: giallo ocra alle pareti esterne, gli infissi di un tempo, così come i tavolini e le sedie; la tivù in un angolo in alto, il bancone con la vetrina per le bottiglie di vino, le vecchie foto del paese alle pareti. Un tuffo nel passato, in questa osteria, dove si mangia tutto espresso, tutti piatti di stagione, cucinati in modo semplice e con un servizio familiare, quasi da casa tua. Tra una portata e l’altra Maurizio o la mamma Rosa raccontano la storia del borgo, che risale al 1610: «I vecchi ti dicono che qui ci vivesse il famoso scienziato Pasteur, chiamato dalla sorella di Napoleone, che a sua volta viveva in una grande villa non poco distante da Capo di Sopra. Una volta era di bachi da seta e servivano anche esperti medici e chimici se i bachi si ammalavano».

Una abitato pieno di storia dove regna la calma e gli orti domestici la fanno da padrone. La zona è agricola, non ha fabbriche; le case sono quelle di un tempo, alcune con le scalinate in legno, gli affreschi della Vergine alle pareti, l’ancona della statua della Madonna in un giardinetto adiacente un cortile dove gli anziani fanno paura, sotto una pergola, sul dondolo, tra gatti, galline e anatre. Maurizio fa da guida turistica informale, perché conosce tutto e tutti, nella frazione di Villa.

Nel frattempo, dall’altra parte della strada, una nonna chiede un gelato: «Me lo porta Enrico, è gentile - dice -; io non possono uscire dal cancello». Qui il tempo scorre placido e non esiste la frenesia delle città. I ritmi sono quelli scanditi dalla luce e dal buio, dal susseguirsi delle stagioni.  

Ultimo aggiornamento: 16:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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