UDINE - "Cittadini e stranieri uniti per un futuro migliore" e "No al razzismo". Così recitavano due grandi striscioni che ieri hanno accompagnato il corteo dei migranti per dire "Stop ai trattamenti disumani" e quindi basta a «code e tempi di attesa lunghissimi per gli appuntamenti biometrici e il rilascio dei permessi di soggiorno», ma anche alle difficoltà per ottenere i nulla osta per i ricongiungimenti familiari e all'esclusione dai sistemi di pronta accoglienza.
Sono questi i grandi temi portati all'attenzione del Questore e del sindaco di Udine dagli oltre 150 manifestanti (erano «più di duecento» per Kofi Bonsu, uno dei promotori assieme a Felix Okoro per la comunità nigeriana, e Umberto Marin di Time for Africa). Con i loro cartelli e gli slogan, hanno portato una missiva in Questura e poi in delegazione sono stati accolti in Comune.
LA POLEMICA
«Vogliamo cambiamenti. Oggi stiamo facendo questa manifestazione pacifica. Possiamo tornare a fare, ma non credo che la facciamo pacificamente tre volte. Se non reagiscono, allora dobbiamo reagire in altra maniera. Ci sono tanti strumenti». Così il rappresentante dei ghanesi Kofi Bonsu (già candidato in Comune per Avs), ripreso anche dalla Rai, ha voluto lanciare una sorta di "ultimatum" alle istituzioni. E su quella frase si sono scatenate mille polemiche. Ma, spiega lui, la violenza non è mai stata citata. «In "altra maniera" può significare anche per vie legali o altre vie ancora.
LE CODE
Il Comune, con l'Ardis, la Regione e la Questura sta lavorando per trovare una soluzione al problema delle code davanti alla Questura. «La nostra amministrazione è al lavoro da diverso tempo, in collaborazione con Questura e Prefettura, per risolvere situazioni problematiche come quella di viale Venezia, dove le persone in coda rimangono esposte al freddo e alle intemperie per molto tempo», spiega il vicesindaco Alessandro Venanzi, che ha ricevuto una delegazione con il collega Stefano Gasparin, che ha proposto un tavolo permanente di confronto. L'ipotesi allo studio, chiarisce Gasparin, resta il trasferimento degli uffici della Questura che si occupano di migranti «nell'ex mensa della casa dello studente di viale Ungheria, dove io stesso ho partecipato ad almeno tre sopralluoghi. Il Comune pagherà una quota e aiuterà la Questura a sistemare gli uffici». «Anche se gli stranieri devono fare la coda in Questura per fare i rilievi biometrici, non mi sembra nulla in confronto a quello che questo Paese offre loro in questo particolare momento di difficoltà. E comunque la coda in Questura, la fanno anche i cittadini udinesi», sbotta invece Francesca Laudicina.