UDINE-TRIESTE Un ponte ideale tra il 2 giugno del 1946 e il 2 giugno del 2021: entrambi simboli di una ripartenza per il Friuli Venezia Giulia e l'Italia che richiede di essere «uniti insieme», come ha sottolineato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, e «responsabilità», come ha sostenuto il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi. È con queste sottolineature che ieri è stata vissuta in regione la Festa della Repubblica. Culmine degli eventi celebrativi, quello al Sacrario di Redipuglia, con il ministro, il vicegovernatore e molte altre autorità civili e militari.
«Oggi festeggiamo i 75 anni della fondazione della Repubblica, ci sono molte similitudini con il 2 giugno del 1946: stiamo uscendo da una pandemia con un Paese in gravi difficoltà ma che vede all'orizzonte un momento importante, di grande responsabilità comune dei partiti, dei movimenti politici, uniti insieme, oltre che nella campagna di vaccinazione, soprattutto nella ripresa economica», ha affermato il ministro D'Incà. «Simbolicamente oggi il 2 giugno diventa ancora più importante ha considerato Riccardi -, nel momento in cui ricordiamo coloro che sono caduti e immaginiamo che limitazione della libertà ed emergenza sanitaria possano essere lasciate alle spalle.
BASOVIZZA
La festività di ieri è stata però funestata da volantini offensivi apposti al monumento della Foiba di Basovizza in cui si è riportata la frase in sloveno «2 giugno 2021 Italia m». Immediata la reazione politica. «Ancora una volta infami infangano la memoria delle vittime delle foibe. Un gesto che non può essere derubricato a stupida goliardata antiitaliana» hanno commentato la deputata e coordinatrice regionale di Fi e il capogruppo azzurro a Trieste Alberto Polacco. Savino ha aggiunto che «nelle prossime ore invierò al ministero degli Esteri una lettera perché il governo italiano chieda conto al suo omologo sloveno». Un gesto «vile dei soliti ignoti», ha detto il deputato e coordinatore di Fdi-Fvg Walter Rizzetto. Un «gesto stupido e ignorante, offensivo delle istituzioni democratiche e antifasciste sancite il 2 giugno 46 e quindi da condannare», ha considerato la senatrice del Pd Tatiana Rojc, che per la provenienza non guarda oltre confine: «Inutile guardare a Lubiana - ha detto - perché la firma purtroppo rimanda a certi movimenti indipendentisti di casa nostra, contrari alla Repubblica italiana».