Giorno del Ricordo. Via l'onorificenza a Tito, lite furibonda alla Camera. Domani Meloni a Basovizza

Venerdì 9 Febbraio 2024 di Angela Pederiva
Giorno del Ricordo

Ormai alla vigilia del Giorno del Ricordo, che sarà celebrato domani a Basovizza dalla premier Giorgia Meloni con il ministro Antonio Tajani, va avanti la proposta di legge «per promuovere la conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni».

Ieri nell'emiciclo della Camera i favorevoli sono stati 224 e gli astenuti 10, a fronte di nessun contrario, anche se ora il testo dovrà tornare al Senato, in quanto è stato modificato nelle coperture finanziarie. In sede di Affari costituzionali è invece slittato il voto sul progetto «in materia di revoca delle onorificenze dell'Ordine al merito della Repubblica italiana», segnatamente quella di "Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone", assegnata nel 1969 dal presidente Giuseppe Saragat al dittatore Josip Broz Tito: i tempi dell'aula hanno stravolto il programma della commissione, ma soprattutto è emerso che dopo ottant'anni il dramma del Nordest suscita ancora scintille.


LA BARUFFA


Lo scontro è avvenuto mercoledì in commissione. Tre i disegni di legge sul tavolo, primi firmatari rispettivamente Massimiliano Panizzut (Lega), Walter Rizzetto ed Alessandro Urzì (Fratelli d'Italia). Quest'ultimo, d'accordo con i colleghi, come relatore ha presentato un testo unificato su cui procedere con la discussione. Questo l'articolo-chiave: "In ogni caso incorre nella perdita dell'onorificenza l'insignito, anche se defunto, che si sia macchiato di crimini crudeli e contro l'umanità". Ma improvvisamente è scoppiata la baruffa con Filiberto Zaratti (Alleanza Verdi Sinistra), il quale si è detto d'accordo con Gianni Cuperlo nell'osservare che le relazioni delle tre proposte iniziali facevano riferimento «a una vicenda storica specifica», mentre la sintesi finale ha «una portata generale».


Il film dello scontro scorre così nel resoconto di Montecitorio. Zaratti teme che «un concetto eccessivamente ampio potrebbe ricomprendere un po' di tutto, anche la condotta di colui che investe un cane per strada». Panizzut lo interrompe e «stigmatizza veementemente il fatto che egli abbia paragonato all'investimento di un animale i crimini commessi nei confronti di esseri umani, tra i quali alcuni componenti della sua famiglia». L'esponente dell'opposizione lo invita «a tacere e dichiara che dovrebbe vergognarsi di averlo interrotto fraintendendo le sue parole», al che il rappresentante della maggioranza ribatte «con veemenza» che dovrebbe invece essere lui a «vergognarsi di quanto dichiarato». Zaratti gli risponde che «ha capito male il senso del suo intervento perché vuole capire male» e «lo invita a stare attento», Panizzut «veementemente chiede a cosa debba stare attento». Il verde «si alza dalla sua postazione e raggiunge il banco» dov'è seduto il leghista. Il presidente Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia) «richiama all'ordine l'onorevole Panizzut e invita l'onorevole Zaratti a tornare al suo posto per concludere il suo intervento». A quel punto il laziale si scusa con il friulano per l'equivoco, come annota il verbale: «Ribadisce che non intendeva assolutamente paragonare ciò che è imparagonabile, per drammaticità e serietà».


LA POLEMICA


Dopo il rinvio di ieri, il confronto riprenderà la prossima settimana in commissione, mentre in aula è stato approvato un ordine del giorno leghista. Ma la polemica non si è spenta, malgrado il fronte trasversale favorevole alla proposta di legge che consentirà alle scuole di organizzare con fondi pubblici le visite alle foibe. «Un percorso importante ha commentato il meloniano Rampelli che avrà il suo pieno coronamento con la revoca della medaglia al maresciallo Tito. Che, nella sorpresa generale e nella generale stigmatizzazione, ha avuto una battuta di arresto in commissione per l'opposizione del Partito Democratico». Immediata la replica del dem Cuperlo: «Su questi banchi non siedono negazionisti di sorta, ma casomai qui siedono gli indegni eredi di quei veri patrioti che ottant'anni fa hanno riconsegnato l'Italia alla libertà e alla democrazia».
In questo clima domani la premier Meloni con il vice Tajani, dopo la cerimonia di Basovizza alle 10.30, alle 13 presenzierà all'inaugurazione del "Treno del ricordo" nella stazione di Trieste. «Per troppo tempo le sofferenze patite dai nostri connazionali in seguito alle persecuzioni dei comunisti titini sono rimaste celate», ha detto il leghista Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. «È doveroso che dopo tanto dolore l'accento sia posto sulla pacificazione», ha affermato la deputata dem Debora Serracchiani. 

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