PAESE (TREVISO) - Katia Uberti contro Fedez. Nel video dell’ultima canzone del rapper milanese si vede un sindaco che urina sul corpo dello stesso cantante steso a terra.
LA CLIP
Il casus belli sta nella clip del nuovo singolo “Morire morire”, diffuso l’altro ieri sulle piattaforme online, che anticipa il prossimo album del cantante, atteso per il 26 novembre. Nello specifico, la clip già reperibile su YouTube mostra Fedez vittima di un pestaggio da parte di gruppi di estremisti. E a un certo punto spunta un signore in giacca e cravatta con addosso la fascia tricolore da sindaco, inequivocabile, che fa la pipì sopra al rapper che è tramortito e non riesce a rialzarsi. Per Fedez l’immagine in sostanza rappresenta l’umiliazione che arriva direttamente dalle istituzioni. Ma il sindaco Katia Uberti proprio non ci sta. E ha voluto dirlo a chiare lettere. «Caro Fedez – spiega rivolgendosi direttamente al cantante – noi sindaci rappresentiamo i cittadini delle nostre comunità a prescindere dalla parte politica con la quale ci siamo candidati, rappresentiamo le istituzioni di questo Paese, che sono espressione di libertà e democrazia. Indossiamo la fascia tricolore con orgoglio, con rispetto, con responsabilità».
LE OFFESE
«E tu che fai? – aggiunge – offendi tutte quelle persone che si dedicano al servizio delle piccole o delle grandi comunità». Per Uberti è semplicemente inaccettabile. «Quello che è ancor più grave – scrive sulla propria pagina Facebook – è che ormai ci si senta legittimati a calpestare ogni cosa. Mi chiedo che tipo di messaggio stiamo consegnando alle future generazioni». La presa di posizione del primo cittadino ha subito scatenato una lunga serie di commenti. Qualcuno ha le provocatoriamente chiesto di usare lo stesso metro di indignazione per alcuni controversi post pubblicati nel tempo su Facebook dalla macchina della comunicazione della Lega.
INDIGNATA
E il sindaco ha colto l’occasione per chiarire ulteriormente il proprio pensiero rispetto alla scelta artistica del rapper. «Ho chiaramente espresso ciò che penso: riguarda tutti i sindaci che rappresentano i cittadini, a prescindere dalla propria collocazione – tira le fila Uberti – è un linguaggio inaccettabile e offensivo nei confronti dei sindaci. Altro che vedere ciò che fa più comodo. Non entro nel merito di cosa si vuole significare, ma nel metodo».