Veneto Banca, Codacons prepara
un esposto e chiama Bankitalia

Venerdì 4 Dicembre 2015 di Maurizio Crema
Veneto Banca, Codacons prepara un esposto e chiama Bankitalia
Veneto Banca, il Codacons prepara un esposto alla magistratura e chiama in causa Banca d’Italia e Consob per il crollo del valore dell’azione col prezzo di recesso fissato a 7,3 euro, l’80% in meno rispetto a sette mesi fa.
Ora l’istituto di Montebelluna vale meno di 900 milioni. Mentre c’è chi parla (o meglio forse spera) che dopo l’assemblea per la spa possa spuntare un cavaliere bianco, un nuovo partner finanziario dall’Italia (Banco Popolare?) o dall’estero.
Da Malta, l’avvocato Massimo Malvestio, professionista da sempre vicino a Veneto Banca, può solo fare un’apertura di fiducia: «Magari arrivasse un compratore. Un azionista di riferimento.Mi domando come si possa andare in Borsa, con una compagine così frammentata. In questo modo si espropriano i soci anche del premio di maggioranza. Un gruppo straniero che avesse fatto di Veneto Banca la sua base per la presenza in Italia sarebbe stato l'ideale anche per mantenere l'identità della banca e dare una prospettiva più certa ai dipendenti».
A parte che la compagine di Veneto Banca non è poi così frammentata - una ventina di soci ha circa il 5% del capitale, i 200 dell’associazione Per veneto Banca controllano quasi il 9% - il problema è che l’istituto deve essere pesantemente ricaptializzato per poter uscire dalle secche attuali. Insomma, il miliardo serve per alzara i parametri patrimoniali sopra la soglia voluta dalla Bce, ineludibile se si vuol continuare l’attività. E i grandi soci attuali, seppur ben motivati anche da una possibile quotazione vantaggiosa anche per limitare le perdite di chi ha partecipato all’aumento di capitale da 39,5 euro, non possono arrivare di certo a coprire per intero il miliardo del consolidamento. Dunque o la Borsa o un Grande Fratello. Il Banco Poolare era in contatti stretti con il precedente vertice, Francesco favotto aveva incontrato il leader veronese Carlo Fratta Pasini, c’è chi parlava di un intervento diretto già in settembre. Poi non se ne è fatto più nulla. Forse il Banco non aveva le spalle così forti per risollevare Veneto Banca. Ma i legami intrecciati da Favotto potrebbero essere riannodati dal veronese Pierluigi Bolla, dall’ex manager del Banco Cristinao carrus e anche dalla nuova vicepresidente Cristina Rossello, che aveva gestito la vendita di Banca Aletti proprio guarda a caso al Banco. Dunque, se ci fosse una possiiblità dopo la spa e priam della quotazione di stringere un patto di ferro, quella potrebbe essere la pista giusta. Con quella straniera. Si potrebbe anche costituire una cordata con fondi internazionali e banche italiane per costruire la Popolare del Nordest, magari con dentro anche Fondazione Cariverona (che potrebbe essere anche in manovra per fondere le Fondaizoni inguiate dalla crisi di Banca Marche). Fantafinanza?
Intanto c’è da fare i conti con la stangata per moltisismi risparmiatori col prezzo di recesso a 7,3 euro: l’85% dei soci di Veneto Banca ha meno di mille azioni, il 40% addirittura meno di trecento. Gente che s’era fidata dalla cassaforte di Montebelluna, del dipendente vicino di casa, che pensava di avere messo i soldi al sicuro e che spesso è diventata socia solo perché doveva fare un mutuo od ottenere un fido.
«Sul valore di recesso ci sono effettivamente comunque molte cose da dire, anche sul piano giuridico» avverte Malvestio. La realtà è che adesso i piccoli azionisti rischiano di trovarsi il capitale azzerato. «Si dovrebbe pensare ad un estensione delle garanzie pubbliche sui depositi per poi arrivare ad una ristrutturazione ordinata. Non si cambiano le regole in corsa».
Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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