Poche terze dosi nel Trevigiano: «Perché ci sono troppi no vax»

Lunedì 3 Gennaio 2022 di Giuliano Pavan
Poche terze dosi nel Trevigiano: «Perché ci sono troppi no vax»
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TREVISO - Terza dose a rilento. In provincia di Treviso soltanto un cittadino su tre ha ricevuto il booster, precisamente il 33,3% della popolazione vaccinabile.

Una percentuale più bassa sia rispetto alla media registrata in Veneto, che si attesta al 35,2%, sia a quella di quasi tutte le altre aziende sanitarie della regione: l'Usl 5 Polesana e l'Usl 1 Dolomiti sfiorano il 40% (sono rispettivamente al 39,6% e al 39,5%) mentre l'Usl 4 Veneto Orientale ha raggiunto il 38,8%. Solo l'Usl 9 Scaligera (31,7%) e l'Usl 7 Pedemontana (33%) fanno peggio. Il problema però non dipende dall'azienda sanitaria: i vaccini ci sono, così come i posti disponibili nei centri. «Paghiamo la presenza di una grossa sacca di no vax soprattutto nel distretto di Pieve di Soligo, nell'asolano e nella pedemontana vittoriese - afferma Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl 2 Marca Trevigiana - ma la campagna sta andando avanti spedita. Ieri ad esempio, sulle oltre 7mila vaccinazioni effettuate, molte erano terze dosi». Un po' di ritardo, quindi, è fisiologico. Anche perché va considerato il momento in cui sono state fatte le prime due. «Stiamo però registrando un aumento delle prenotazioni» sottolinea Benazzi, segno che per Treviso il numero di terze dosi è destinato a salire notevolmente.


IL BOLLETTINO

Ad aumentare in maniera consistente e costante sono anche i contagi. Con previsioni non di certo rassicuranti. Ieri i nuovi casi di positività sono stati 839, portando il totale dei trevigiani che stanno lottando contro il Covid a quasi 20mila unità (19.348). Sommati a quelli registrati il primo giorno di questo 2022, gli infettati in 48 ore sono stati più di 2.500. Numeri destinati purtroppo a salire. «Adesso stiamo vedendo i primi risultati dei pranzi e delle cene di Natale - continua il direttore generale Benazzi - E fra una settimana, al massimo dieci giorni, toccherà alle conseguenze dei veglioni di Capodanno. Ci aspettiamo un aumento considerevole dei contagi». Non si ferma nemmeno il conto dei morti: ieri altre cinque persone hanno perso la vita per colpa del Covid. Si tratta di quattro pazienti no vax, tra i 55 e i 75 anni, e di un over 80 con altre patologie che aveva ricevuto due dosi di vaccino. «Il problema più grosso è che i non vaccinati arrivano in ospedale troppo tardi - sottolinea Benazzi - e finiscono dritti in terapia intensiva. Per questo lancio un appello rivolto a loro: non aspettate».


LA PRESSIONE

Nonostante il numero di nuova positività, la pressione sugli ospedali è pressoché stabile. Attualmente sono 275 le persone ricoverate nelle strutture trevigiane mentre sono 33 quelle che richiedono cure intensive, quasi tutte non vaccinate. «Ad oggi contiamo tra i 600 e i 700 ricoveri non legati al Covid - fa il punto il direttore generale dell'Usl 2 - Se la stragrande maggioranza dei trevigiani non si fosse vaccinata, la pressione sugli ospedali sarebbe ben diversa: i ricoverati positivi sarebbero più del doppio, riducendo dunque il posto per quelli ordinari». Non è difficile crederlo. Anche perché il virus continua a correre. Focolai particolari non ce ne sono, i contagi infatti avvengono molto spesso in famiglia. Motivo per cui si temono non poco i cenoni di San Silvestro. A sfiorare i mille casi per 100mila abitanti ora è il distretto di Treviso Nord, arrivato precisamente a 907. Mentre invece cala l'indice in quelli che fino a questo momento sono risultati i più critici, ovvero l'asolano e il pievigino. «Ma non si può abbassare la guardia - conclude Benazzi - La speranza è che il numero di vaccinati cresca sensibilmente dal 10 gennaio in poi, quando senza Super Green pass molte attività sociali, e non solo, non saranno più consentite».
 

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