La fiaccolata finisce a spintoni,
contestato Gentilini: «Vergogna»

Domenica 16 Febbraio 2014 di Paolo Calia
I contestatori e Gentilini
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TREVISO - Big sul palco, le bandiere al vento e, per non farsi mancare nulla, anche la contestazione con tanto d'intervento di Polizia e Carabinieri. La fiaccolata contro le politiche sull'immigrazione e sul lavoro, che ha segnato il ritorno della Lega in piazza dopo la batosta elettorale di giugno, è stata ricca di sorprese. La prima è andata di traverso a Giancarlo Gentilini, il vecchio leone tornato a ruggire.



Dal palco di piazzetta Aldo Moro stava arringando la folla, trecento persone in quel momento, quando è sbucato un contestatore. Mezza età, barba lunga e vistosa, si è messo a urlare «vergogna, vergogna» arrivando proprio sotto la postazione dello Sceriffo. Il quale mica si è perso d'animo: «Ecco la democrazia della sinistra che ci governa!», ha ruggito. Ne è seguito un breve parapiglia: dalla folla di leghisti sotto il palco è uscito un signore piuttosto turbolento che ha spinto via il contestatore. Simultaneamente sono intervenuti due poliziotti e un carabiniere.



La tensione è calata con il passare dei minuti e a rioccupare la scena è tornata la Lega. «Noi, alle manifestazioni degli altri, non andiamo mica ad urlare sotto i palchi», ha sottolineato il governatore Luca Zaia che poi ha scaldato tutti invitando allo sciopero fiscale nel caso in cui il Governo dovesse negare al Veneto i soldi per i danni provocati dall'ondata di maltempo di questi giorni.



Dopo di lui il capogruppo in Regione, Federico Caner ha speso parole importanti per i piccoli imprenditori veneti in crisi nera, mentre il deputato Marco Marcolin ha riproposto l'utilizzo dell'Esercito per arginare l'ondata di furti in casa. Infine il presidente delle Provincia Leonardo Muraro, che ha esaltato gli svizzeri e il loro referendum contro i flussi migratori. Ma la chiusura vera, e inaspettata, è stata quella di Augusto Tosatto, imprenditore intervenuto per un appello: «Ogni mese ho bisogno di 400mila euro per pagare stipendi e contributi, solo 150mila vanno ai dipendenti, il resto tutto a Roma. Bisogna fare qualcosa».



La giornata è stata poi completata dalla decisione del direttivo nazionale a Padova che ha ritirato i provvedimenti disciplinari emessi un mese fa, annullando la retrocessione a sostenitore di una ventina di militanti.
Ultimo aggiornamento: 16:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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