Pestata a sangue dal fidanzato, l'amica: «L'ho difesa dai calci, la stava ammazzando»

Martedì 20 Dicembre 2022 di Maria Elena Pattaro
La palazzina di via don Luigi Sturzo in cui si è consumato il tentato omicidio
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TREVISO - «La stava massacrando di botte: calci e pugni in faccia e sulla pancia. D’istinto mi sono buttata sopra la mia amica per difenderla: avevo paura che la ammazzasse. Le ho prese anch’io ma almeno lei ha avuto il tempo di scappare». Se la 27enne barista trevigiana è ancora viva e lotta per rimanere in via da un letto del Ca’ Foncello, il merito è anche della coinquilina colombiana. È stata lei a fare da scudo alla furia omicida del fidanzato, esplosa domenica mattina in un appartamento di via don Luigi Sturzo, a Treviso. L’aggressore, un 37enne dominicano, titolare della discoteca Aqualounge in via Fonderia, è in carcere a Santa Bona, arrestato dai carabinieri (un’ora dopo nella sua casa di Preganziol) per tentato omicidio, lesioni personali gravissime e rapina aggravata.

Ventiquattr’ore dopo, la 22enne sudamericana è ancora sconvolta pensando all’amica ricoverata e al suo bimbo di pochi anni, a cui nessuno sa come spiegare che mamma è stata pestata a sangue dal suo fidanzato. 

Come stai?
«Male. Sono preoccupata per la mia amica: è in Terapia intensiva. Spero che si riprenda presto. Lui l’ha ridotta veramente malissimo». 

Cos’è successo domenica mattina?
«Stavamo dormendo quando è suonato il campanello. Erano le 8: eravamo tornate a casa solo da mezz’ora dopo una serata in discoteca, nel locale del suo fidanzato. Era lui alla porta. Ci ha detto “Sono io”. La mia amica lo ha fatto entrare ed è tornata in camera. Non si sono detti niente: lui ha iniziato a picchiarla e basta, senza un motivo apparente». 

Sei intervenuta subito? 
«Sì, lei gridava, cercava di difendersi dai colpi. Ma lui la colpiva forte: calci in faccia e sulla pancia. E pugni». 

Che cosa hai fatto per cercare di fermarlo?
«Mi sono buttata sopra la mia amica per parare i colpi. Ho pensato che almeno così le avrebbe fatto meno male. Le ho detto: “Scappa, scappa”. Doveva trovare il modo di chiamare i soccorsi perché lui ci aveva strappato i cellulari dalle mani».

Fortunatamente ci è riuscita...
«Sì, lei è salita al piano di sopra, anche se perdeva sangue dal viso e faceva fatica a stare in piedi. Ma è riuscita a chiedere aiuto a un vicino, che ha chiamato l’ambulanza e i carabinieri».

Tu nel frattempo ti sei trovata in balìa dell’aggressore. Che cosa ti ha fatto?
«Mi ha presa per i capelli e buttata per terra. Ho dei lividi a un braccio, a un ginocchio e qualche unghia rotta». 

Sono stati attimi di terrore: avevi paura che ti ammazzasse?
«No, o meglio non ci ho neanche pensato. Il mio unico pensiero era che la mia amica si salvasse. Poi se n’è andato quando stavano arrivando i soccorsi».

Hai avuto l’impressione che fosse ubriaco?
«Non l’impressione, la certezza: avevamo bevuto insieme quella sera. Lui parecchio mentre siamo rimaste nel suo locale». 

Era successo qualcosa quella notte?
«No, non avevano litigato. Io ho raggiunto la mia amica verso le 5 e tra loro mi sembrava andasse tutto bene. Siamo rimaste lì a bere e a ballare. Poi noi siamo tornate a casa. Il suo fidanzato ci ha raggiunte mezz’oretta dopo ed è scoppiato l’inferno». 

Il cugino racconta di una relazione burrascosa, fatta di tradimenti e gelosie. Al punto che le aveva consigliato di mollare il fidanzato. La violenza era in qualche modo annunciata...
«Erano insieme da due anni. So che avevano alti e bassi. Nell’ultima settimana però mi sembrava che le cose filassero lisce. In realtà non conosco bene i dettagli perché divido l’appartamento con lei solo da due settimane». 

Lui veniva spesso qui?
«Sì, veniva qui, mangiavamo insieme. Altre volte era sua fidanzata ad andare da lui, come tutte le coppie». 

Eppure in questa relazione c’era qualcosa di malato, tanto da sfociare in un tentato femminicidio. 
«Mi sento in colpa a non aver fatto di più per lei». 

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Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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