TREVISO - «La stava massacrando di botte: calci e pugni in faccia e sulla pancia. D’istinto mi sono buttata sopra la mia amica per difenderla: avevo paura che la ammazzasse. Le ho prese anch’io ma almeno lei ha avuto il tempo di scappare». Se la 27enne barista trevigiana è ancora viva e lotta per rimanere in via da un letto del Ca’ Foncello, il merito è anche della coinquilina colombiana. È stata lei a fare da scudo alla furia omicida del fidanzato, esplosa domenica mattina in un appartamento di via don Luigi Sturzo, a Treviso.
Videointervista di Maria Elena Pattaro