Santa Margherita, il Tar del Veneto blocca la vendita all'agenzia immobiliare

Martedì 11 Gennaio 2022 di Angela Pederiva
Santa Margherita, il Tar del Veneto blocca la vendita all'agenzia immobiliare

TREVISO - Stop all'operazione immobiliare nell'ex convento di Santa Margherita (ed ex caserma Cesare Colombo) nel centro storico di Treviso. Ad imporlo è il Tar del Veneto, con una sentenza che respinge il ricorso della società aggiudicataria contro i ministeri della Cultura e dell'Economia.

Per i giudici amministrativi, quei 1.240 metri quadrati devono andare all'Archivio di Stato, già inquilino del resto del complesso.

LA COMPRAVENDITA

Al centro del contenzioso sono alcune unità del compendio di riviera Santa Margherita, acquistate lo scorso 16 aprile dall'omonima società immobiliare, che le ha pagate 1.250.000 euro al Fondo immobili pubblici. Ma il 27 aprile, nemmeno due settimane dopo quella compravendita regolarmente formalizzata davanti al notaio, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio ha manifestato l'auspicio che i locali vengano acquisiti e assegnati all'Archivio di Stato, in considerazione delle «esigenze di garantire l'unitarietà degli immobili demaniali» nonché per «ragioni di sicurezza dell'immobile, del patrimonio archivistico in esso conservato e delle persone (visitatori e lavoratori)». Per la struttura ministeriale, infatti, l'acquisizione consentirebbe «di poter avere a disposizione degli opportuni spazi utilizzabili per le scaffalature, spazi espositivi adeguati per le numerose mostre documentarie che l'istituto periferico organizza nonché una sala convegni che potrebbe anche essere concessa a terzi in uso temporaneo e precario dietro corresponsione di canone», in quella che è considerata la parte «più antica e di pregio» dell'ex convento.
Così il 29 aprile il Segretariato regionale ha espresso parere positivo alla proposta di esercizio della prelazione, il 27 maggio la Direzione generale archivi ha ribadito il via libera e l'8 giugno della Cultura ha disposto l'acquisizione coattiva delle porzioni immobiliari.


LA BATTAGLIA

A quel punto l'immobiliare Santa Margherita, fra l'altro «costituita al solo scopo dell'acquisto del bene», ha dato battaglia in Tribunale. La società ha sottolineato che l'esercizio della prelazione culturale «si porrebbe in contrasto con la precedente scelta di alienare il bene, conferendolo in un fondo appositamente costituito», tanto da recedere dal relativo contratto di locazione «senza manifestare alcun dissenso e soprattutto senza avanzare richieste di ripensamento della scelta precedentemente effettuata».
Inoltre secondo gli acquirenti il ministero avrebbe dovuto indicare «specifiche finalità di valorizzazione culturale» del bene vincolato, mentre l'obiettivo esplicitato sarebbe solo quello «di consentire all'Archivio di Stato confinante di ampliarsi per posizionare scaffalature e dotarsi di ulteriori spazi per le proprie esigenze», senza avere «alcun progetto di valorizzazione».


LE MOTIVAZIONI

Ma il Tar non è stato di questo avviso: «Le ragioni del ripensamento del Ministero, che prima ha autorizzato la vendita e successivamente conosciute le esigenze manifestate dall'Archivio di Stato ha esercitato la prelazione, emergono chiaramente dalla motivazione del provvedimento impugnato e dagli atti del procedimento». Per i magistrati, il Mic è tornato sui propri passi solo per il «ritardo con cui si è attivata l'Agenzia del Demanio» e «nella prelazione culturale lo Stato esplica un potere di supremazia per il conseguimento dell'interesse pubblico alla conservazione ed al generale godimento di determinati beni, il cui trasferimento viene, pertanto, imposto al privato». Dunque secondo la sentenza, che potrà essere impugnata, «la prelazione risulta esercitata non solo per le esigenze operative dell'Archivio di Stato bensì anche per obiettivi di migliore fruizione pubblica del bene».

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