L'ingegnere alla conquista della Superbike: Marco punta al mondiale con la Ducati Aruba

Sabato 22 Maggio 2021 di Giulio Mondin
L'ingegnere alla conquista della Superbike: Marco punta al mondiale con la Ducati Aruba

NERVESA (Treviso)  - Galeotta fu l'officina di riparazioni moto del nonno. Lì Marco Zambenedetti ha iniziato a respirare l'aria delle due ruote, affinando la passione per un mondo che ora, a distanza di molti anni, lo vede protagonista. Perché il 43enne di Nervesa è arrivato a diventare ingegnere capo in pista per il team Ducati Aruba Racing, la scuderia che in questa stagione parte per vincere il mondiale Superbike che scatta nel weekend con l'inglese Scott Redding e Michael Rinaldi.

Una carriera sviluppatasi un passo alla volta, seguendo le orme del fratello Andrea, laureatosi in ingegneria qualche anno prima. «In realtà dopo le scuole dell'obbligo a Montebelluna andai all'istituto tecnico Galilei di Conegliano, non è che avessi tanta voglia di studiare spiega . Però la meccanica e l'elettronica mi stimolavano, così dopo il diploma seguii i consigli di mio padre e mi iscrissi al triennio di ingegneria meccanica a Udine. Dal secondo anno iniziai ad entusiasmarmi alle materie in programma, poi ebbi modo di svolgere la tesi nel reparto corse di Aprilia. Ero un perfetto sconosciuto per loro, ma mi proposero un tirocinio e in seguito, era il 2002, la successiva assunzione come progettista telaista per la MotoGP. Una sensazione davvero fantastica».


L'entusiasmo e la voglia di crescere non mancavano. Con impegni però sempre maggiori.
«Volevo di più da me stesso. Così decisi di tornare sui libri per prendere anche la laurea magistrale. Però non intendevo rinunciare al lavoro in Aprilia, mi misi a studiare di sera. Ci ho messo più anni del necessario, per fortuna Gigi Dall'Igna, responsabile delle attività sportive dell'azienda, mi ha dato tutto il tempo che mi serviva. In quel periodo sono arrivato a progettare ogni tipo di veicolo, anche quelli offroad, per la casa di Noale».


Nel 2011 la chiamata di Ducati. E l'emozione di lavorare per il mito Valentino Rossi.
«Quella di Borgo Panigale è sempre stata una scuderia con una forte tradizione motoristica, ma che peccava un po' per quanto riguarda la telaistica. Io potevo portare la mia esperienza fatta proprio in quell'ambito con Aprilia. Però non è stato facile adattarsi. Il metodo di lavoro era differente e purtroppo non abbiamo raccolto i risultati sperati».


Poi la sua strada si è nuovamente incrociata con quella di Dall'Igna.
«Ci siamo ritrovati, lui da direttore generale di Ducati Corse mentre io mi occupavo di ridisegnare da zero la MotoGP. Tuttavia la progettazione non mi bastava più. Volevo vedere anche l'altra faccia della medaglia, ovverosia il lavoro in pista, le richieste dei piloti da tradurre in soluzioni. Così mi è stata affidata la responsabilità di Avintia, un team satellite Ducati in Moto Gp, ed ho potuto misurarmi con nuove sfide».


Un altro step, ed eccola in Superbike.
«Un mondo del tutto diverso da quello della MotoGP, dove sembra di essere dentro una lavatrice. La Superbike dà più tempo per pensare, ma la sua complessità non è di certo inferiore. Con Aruba Racing abbiamo fatto un ottimo lavoro, nel 2019 lottato fino alla fine per il mondiale piloti, con Alvaro Bautista a vincere le prime 11 gare di fila per poi chiudere al secondo posto».


A bordo pista come controlla l'adrenalina?
«Il mio compito è quello di infondere sicurezza a tutto il team. Ci sono 22 persone, io devo in sostanza togliere il panico che a volte serpeggia, quando ad esempio ci sono decisioni da prendere in poco tempo. Cerco di non far trasparire nulla, anche se confesso che ci sono momenti veramente tesi».


Il momento più difficile della carriera?
«Non è stato facile riprendere in mano i libri quando ero in Aprilia, ne ho discusso in azienda perché dovevo mettere ordine nelle mie cose. Ma anche la decisione di passare in Ducati è stata impegnativa. Dall'altro lato sono molte le soddisfazioni ricevute, come essermi laureato mentre lavoravo. Oppure la moto disegnata con i colleghi nel 2015, che ci ha fatto sfiorare la vittoria finale: era proprio come l'avevo pensata». E nell'anno della pandemia Zambenedetti si è anche sposato a luglio con Valentina, che lavora in Ducati Toscana, con la quale vive a Bologna.

Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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