Steelco. L'azienda che ha anticipato il virus: «Noi siamo già alla Fase 3»

Giovedì 23 Aprile 2020 di Angela Pederiva
Steelco. L'azienda che ha anticipato il virus: «Noi siamo già alla Fase 3»
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RIESE PIO X (TREVISO) Il 27 gennaio 2020, cioè tre giorni prima che l'Oms dichiarasse il focolaio internazionale di Covid-19 «un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale», un'azienda del Nordest elaborava il primo opuscolo informativo sul Coronavirus e ordinava la prima fornitura urgente di mascherine. Peraltro trovandole subito sul mercato, visto che all'epoca il mondo cullava ancora l'illusione che il problema fosse limitato alla provincia di Hubei. Ma con i cinesi la Steelco, iscritta ad Assindustria Venetocentro e da tre anni parte del gruppo tedesco Miele, ci lavorava abbastanza da intuire che il focolaio di Wuhan avrebbe presto scatenato un incendio di dimensioni planetarie.

Tanto più perché questa impresa da 124 milioni di fatturato e 90% di esportazioni, con 682 addetti sparsi fra le 3 sedi italiane e le 12 filiali estere, è il terzo produttore globale di apparati e sistemi proprio per il lavaggio, la disinfezione e la sterilizzazione nell'ambito medico-sanitario, nell'industria farmaceutica e nel settore della ricerca scientifica. Così tre mesi dopo forse non dovremmo meravigliarci troppo, entrando nel quartier generale di Riese Pio X nel Trevigiano, che conta sette stabilimenti a cui se ne aggiungono un altro a Maserà di Padova e ulteriori due a Zoppola nel Pordenonese. E invece sì che ci stupiamo: mentre l'Italia tuttora si arrovella sull'ipotesi di fase 2, scopriamo che qui il futuro è cominciato ormai da quattro settimane, al punto che entro domani sarà già definito il piano per la fase 3.

LO TSUNAMI
Tra una seduta del Consiglio di amministrazione e una videoconferenza con l'Università di Bologna, il presidente e amministratore delegato Fabio Zardini ripensa a quando tutto iniziò, vent'anni fa. «Eravamo tre soci partiti da zero racconta e ci siamo buttati in un mercato difficile, fino ad allora dominato da giganti. Tutti ci dicevano: siete matti. Invece i risultati sono arrivati. Per il 2020 avevamo fissato un budget ambizioso, senza sapere che ci sarebbe stato uno tsunami». Qui l'onda è stata intravista ben prima del 21 febbraio, quando l'emergenza è esplosa in Veneto con il caso di Vo'. «Nei giorni precedenti ricorda Zardini per tanti eravamo dei marziani: le mascherine per tutti, gli accessi contingentati, i termometri all'ingresso. Ma per noi era già fase 1 e glielo dicevamo: guardate che sta arrivando una bomba a orologeria, bisogna disinnescarla prima che ci scoppi in mano. Purtroppo il tempo ci ha dato ragione e ora diamo volentieri consigli ai tanti che ci chiedono cosa fare».

LE DISPOSIZIONI
Il responsabile di salute, sicurezza e ambiente Paolo Stocco, diventato Covid manager assai prima che questa figura venisse codificata dal piano della Regione per la ripresa, snocciola le date delle varie disposizioni: «Il 24 febbraio la sospensione delle trasferte, il divieto di entrata per gli ospiti, la quarantena per chi rientrava dalle zone a rischio. Il 6 marzo la riduzione delle riunioni interne e la limitazione del servizio cucina: solo pasti pronti e con posti distanziati. Il 9 marzo l'inizio dello smart working per gli impiegati e la chiusura della mensa per tutti. Il 12 marzo la sospensione dell'attività produttiva». Zardini non si nasconde: «Chiaro che per noi la sanificazione è lavoro, in questo periodo abbiamo registrato un aumento delle commesse. Ma siamo convinti che la sicurezza dei lavoratori venga prima del business. Perciò pur non dovendo chiudere, in quanto parte della filiera strategica, abbiamo voluto farlo lo stesso, in modo da riorganizzare le truppe. Così siamo ripartiti dopo 12 giorni, anche per dare risposta ai tanti Covid Hospital, pure del Veneto, che avevano bisogno di forniture e assistenza tecnica».

LA RIPRESA
Di fatto, quindi, già il 24 marzo è cominciata una ripresa che ha anticipato la fase 2 di convivenza con il virus, quanto a completa revisione delle procedure. Spiega il direttore operativo Giorgio Dorigo: «Medico fisso in azienda, infermeria interna sempre attiva. Bagni esterni per i fornitori, segregazione dei vari stabilimenti. Sanificazione con generatori di ozono alla sera e sali di ammonio al sabato. Lavoro da casa per gli impiegati a rotazione, mentre chi resta viene distribuito in varie sale, nell'ambito dei nostri 32.000 metri quadrati. Suddivisione degli operai in due turni: dalle 6 alle 13.30 e dalle 14 alle 21.30. Spostamento e demarcazione delle linee produttive per garantire almeno 3 metri di distanza; dove non è possibile per esigenze tecniche, gli addetti lavorano scafandrati. Acquisto di 70.000 mascherine chirurgiche, altre 10.000 Ffp2 e Ffp3, 150 litri di gel. Polizza assicurativa anti-Covid per i dipendenti e convenzione con le farmacie per acquisti a prezzo calmierato. Fra dispositivi e tecnologie, abbiamo speso 200.000 euro».

NIENTE SINDACATO
I prossimi ad arrivare saranno sei termoscanner che, tramite il riconoscimento facciale, verificheranno l'identità del lavoratore e dunque la sua storia clinica, in base ai dati inseriti nella app aziendale; l'utilizzo della mascherina; la temperatura, che non dovrà superare i 37,5 gradi. «Solo se sono soddisfatte queste tre condizioni, il tornello si aprirà», sottolineano Stocco e Dorigo. E il sindacato cosa dice? «Non c'è risponde Zardini . Abbiamo un consiglio di fabbrica, composto da dieci dipendenti eletti, con cui condividiamo settimanalmente tutte le misure. Con questa rappresentanza ora studieremo anche la fase 3. L'epidemia ci ha insegnato tante cose buone: stampare meno, archiviare meglio senza sprecare carta, usare le webcam e la realtà aumentata, risparmiare migliaia di euro in voli per riunioni che possono essere fatte anche a distanza. Per questo dal 4 maggio, o anche prima, sapremo come ottimizzare le risorse per recuperare la produttività mancata con l'obiettivo di aumentarla, riportare tutto il personale in azienda, riaprire gradualmente la mensa e un giorno anche la palestra. Stiamo pure valutando l'ipotesi di lavorare al sabato e e in una parte di agosto».

SCIENZA E AGRICOLTURA
Finora la galassia Steelco ha registrato due soli casi di contagio, l'uno in Francia e l'altro a Riese. Su sei colleghi di quest'ultimo, considerati suoi contatti e per questo messi in quarantena, nei prossimi giorni saranno sperimentati i test sierologici, in collaborazione con Assindustria e un laboratorio privato . Scienza e agricoltura: fuori c'è l'orto aziendale, con i suoi 70 appezzamenti coltivati dai lavoratori, per smaltire lo stress da Covid-19.
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