Operazione chirurgica al seno mal riuscita, chirurgo estetico di Treviso trascinato in tribunale dal medico legale

Martedì 31 Gennaio 2023 di Giuliano Pavan
Operazione chirurgica al seno mal riuscita, chirurgo estetico di Treviso trascinato in tribunale dal medico legale

TREVISO - Da un lato il medico legale Antonello Cirnelli, dall'altro il chirurgo estetico Antonio Di Vincenzo. In mezzo un processo per diffamazione e calunnia in cui il primo si è costituito parte civile con l'avvocato Aloma Piazza e il secondo siede sul banco degli imputati difeso dall'avvocato Ernesto De Toni. E che è destinato a durare a lungo davanti al giudice Iuri De Biasi, chiamato a redimere la questione. Il motivo del contendere nasce da una Ctu, una consulenza tecnica d'ufficio (effettuata da Cirnelli con l'ausilio del dottor Livio De Re Camilot, anche lui parte civile a processo, ndr) richiesta in sede civile nell'ambito di un accertamento tecnico preventivo (Atp) per un intervento di mastoplastica additiva. A promuovere l'azione legale era stata la paziente, che si è dovuta sottoporre a un secondo intervento chirurgico (effettuato dal dottor Di Vincenzo) dopo che non era rimasta soddisfatta del primo (effettuato da un altro professionista), con tanto di danno biologico del 7%.

La vicenda

Le conclusioni della Ctu sono finite davanti al Consiglio dell'Ordine dei Medici (con assoluzione di Cirnelli al termine di un procedimento disciplinare) per un esposto presentato da Di Vincenzo. E proprio il contenuto di quell'esposto è alla base del processo in cui il chirurgo plastico è accusato dalla Procura di calunnia e diffamazione. La questione è delicata, oltre che complessa. E prende avvio nel febbraio 2017. Ovvero quando la paziente si è sottoposta all'intervento per aumentare il volume del seno. Operazione il cui risultato non fu ottimale, tanto che la donna si rivolse a Di Vincenzo per essere operata una seconda volta (intervento che venne effettuato 43 giorni dopo il primo). La paziente decise poi di chiedere i danni per la prima operazione, incardinando così l'accertamento tecnico preventivo (un procedimento cautelare che serve a determinare le cause tecniche oggettive di un danno per evitare modifiche degli elementi probatori, nel caso specifico le condizioni del seno della donna dopo le operazioni).

Il giudice diede così l'incarico di effettuare la Ctu a Cirnelli, che si avvalse dell'aiuto di un ausiliario, ovvero De Re Camilot. I risultati, in estrema sintesi, non diedero pienamente ragione alla paziente e vennero contestati, appunto con un esposto all'Ordine dei Medici, da Di Vincenzo. E il contenuto di quell'esposto, secondo Cirnelli e De Re Camilot, sarebbe stato diffamatorio e calunnioso.

Le accuse

Nel capo d'imputazione si legge infatti che, in merito alla presunta calunnia, Di Vincenzo «consapevole dell'innocenza di Cirnelli e De Re Camilot, accusava i due medici del reato di falsa perizia, nella misura in cui avrebbero elaborato circostanze non corrispondenti al vero per quanto riguarda l'ars medica, fotografando il seno della ricorrente in modo tale da far ascrivere profili di responsabilità a carico di Di Vincenzo nell'esecuzione dell'intervento chirurgico». Per quanto riguarda la presunta diffamazione, invece, nell'esposto il chirurgo plastico ha scritto che «entrambi avevano tenuto nei suoi confronti un atteggiamento supponente e rancoroso, il tutto associato a una sorprendente mancanza di preparazione dottrinaria e pratica sulla mastoplastica additiva». E anche che avevano inventato «di sana pianta compensi (15mila euro) da lui (Di Vincenzo) non ricevuti evidenziando sua incapacità operatorie immaginarie». Di Vincenzo, che respinge tutte le accuse, tornerà in aula il prossimo 14 giugno.

 

Ultimo aggiornamento: 13:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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