Rivoluzione in sala operatoria: spazi ibridi per gli interventi di chirurgia vascolare

Lunedì 30 Gennaio 2023 di E.Fa.
Medici e sanitari a Padova

PADOVA - La rivoluzione in sala operatoria ha preso il via. Mercoledì scorso sono stati portati a termine i primi tre interventi ad alta complessità nella doppia sala operatoria ibrida dell'Azienda Ospedale Università di Padova. Presentate alla stampa a fine novembre alla presenza del presidente del Veneto Luca Zaia, prima di entrare in funzione le due sale ibride sono state sottoposte a verifiche e collaudi di sicurezza.
L'inaugurazione dei tavoli operatori e delle strumentazioni d'avanguardia è stata affidata all'equipe della Clinica di Chirurgia Vascolare, diretta dal professor Franco Grego. Mercoledì scorso, infatti, sono state eseguite le prime tre delicate operazioni.
Ma siamo solo all'inizio, perché a febbraio sarà la volta della Cardiochirurgia.

Nelle prossime settimane, infatti, ci lavorerà il gruppo del professor Gino Gerosa.

LE CARATTERISTICHE
L'investimento per la realizzazione delle due sale operatorie ibride, che di fatto comunicano tra loro e possono essere usate in contemporanea come un unico ampio spazio, ha superato gli 11 milioni di euro. All'interno dialogano attrezzature per la diagnostica per immagini di ultima generazione - due angiografi e una Tac - con due tavoli chirurgici multifunzionali. La presenza della Tac a 128 strati, che scorre da una sala all'altra sui binari, rende il piano operatorio chirurgico unico a livello nazionale.
Basti sapere che il maxi-cantiere al Policlinico ha richiesto ben tre milioni di euro di interventi edilizi per il rinforzo strutturale dei piani e dell'area. Le attrezzature di imaging avanzato, infatti, vantano un peso record: la Tac arriva a 2.200 chili, ai quali si sommano altri mille dei due letti operatori in fibra di carbonio e i 1.700 degli angiografi. Per essere installati al piano rialzato del Policlinico gli strumenti chirurgici hanno preso il volo: sono stati calati dall'alto attraverso una gru, e sono entrati all'interno del reparto dall'intercapedine che ricopre esternamente la palazzina. L'operazione ha richiesto sette ore, bloccando temporaneamente l'attività del pronto soccorso Covid.
Le sale ibride non sono una novità in campo ospedaliero perché sono nate già 15 anni fa, ma ciò che rende uniche queste è l'alta tecnologia integrata e in particolare la presenza della Tac.

L'ATTIVITÀ
L'obiettivo del team diretto dal professor Franco Grego è quello di moltiplicare il numero di prestazioni di chirurgia endovascolare da 800 a mille l'anno. La disciplina si occupa prevalentemente delle malattie delle arterie, quindi un tipo di chirurgia salvavita e a tutela dell'integrità dei pazienti. Al giorno d'oggi la malattia aterosclerotica è in continua evoluzione, sempre più pazienti giovani ne sono colpiti. Quando, ad esempio, c'è una dilatazione delle arterie si rischia di andare incontro ad aneurismi e morte. Lo stesso vale per la chiusura delle arterie, che comporta infarti e ictus.
Ogni anno in Azienda ospedaliera si portano a termine 1.300 procedure di chirurgia arteriosa, di cui circa 800 con tecnica endovascolare mininvasiva e le restanti in modalità tradizionale open. Queste sale operatorie accorceranno i tempi di degenza dei pazienti e le liste d'attesa, inoltre diminuiranno i costi a lungo termine. Ci lavoreranno 12 chirurghi e una ventina di medici specializzandi.
Le sale ibride permetteranno ai clinici di fare diagnosi e trattamenti in un'unica postazione, diminuendo rischi e ritardi, migliorando la sicurezza del paziente. Il piano operatorio non soddisfa solo le esigenze delle diverse discipline chirurgiche, ma anche le necessità derivanti dalle varie procedure di imaging avanzato. Nell'ambiente sarà garantita la massima pulizia grazie ad un sistema di filtri che porterà a un ricambio d'aria di 70 volte all'ora, quando la media si attesta a 15 negli ospedali.

 

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Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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