Assistenti sociali, mille richieste d’aiuto: approvato il progetto per ampliare l’orario e i tavoli multidisciplinari

Sabato 28 Gennaio 2023 di Elisa Fais
L'equipe degli assistenti sociali

PADOVA  - Ascoltare i motivi che portano una neo mamma a non riconoscere il figlio appena nato e, poco dopo, accogliere la felicità di una coppia che vede realizzato il sogno di una vita. Far tornare a casa una giovane ballerina di lap dance senza documenti, tenuta segregata e costretta a prostituirsi. Ma, anche, capire cosa nasconde un’anziana dopo quaranta accessi al pronto soccorso. Queste sono solo tre delle migliaia di storie prese in carico dal Servizio sociale ospedaliero dell’Azienda Ospedale Università di Padova.

La squadra, attualmente composta da 7 assistenti sociali, è legata a doppio filo con la Direzione medica e ha l’obiettivo di supportare e gestire con competenza tutte quelle problematiche che il personale sanitario da solo non può affrontare.

«Per fare bene questo lavoro è importante saper ascoltare e osservare, senza entrare nella sfera del giudizio - dichiara la dottoressa Luisa De Paoli, 54 anni, assistente sociale all’ospedale padovano dal 1990 e precedentemente infermiera della Pediatria -. Noi intercettiamo le persone che hanno bisogno di aiuto e, in tutti questi anni, non ho mai visto qualcosa che non si potesse affrontare. Una soluzione c’è, sempre. Anche se magari non è quella che ci si immagina, o quella ideale».

A dicembre la direzione generale di via Giustiniani ha approvato il progetto “Servizio sociale ospedaliero professionale, una nuova identità” allo scopo di riorganizzare l’unità, ampliare l’orario di apertura, istituire la cartella sociale informatizzata e tavoli di lavoro multidisciplinari per facilitare la cooperazione a più livelli.

I DATI

Alla base del protocollo c’è l’analisi dell’attività portata a termine nell’ultimo periodo. Tra gennaio e ottobre 2022 gli uffici dei servizi sociali presenti all’interno del Giustinaneo, dedicati all’area adulti e anziani, hanno risposto a 1.044 segnalazioni. Gran parte delle volte (circa il 32%) la richiesta è d’inserimento del paziente in una struttura del territorio come le unità di riabilitazione, le case di riposo, gli ospedali di comunità e così via. Un bisogno strettamente collegato al concetto di dimissione protetta di una persona non autosufficiente o disabile, altra richiesta frequente (16%). Forte anche la domanda di segretariato sociale per accoglienza e orientamento (quasi il 30%) proveniente spesso dagli stranieri. «I problemi sono vari: è difficile elencarli tutti, anche perché spesso hanno più sfaccettature - prosegue De Paoli -. Il team si attiva a seguito delle segnalazioni lanciate dal personale medico e sanitario interno. A differenza degli 
assistenti  sociali che lavorano sul territorio, in ospedale la presa in carico è più veloce e immediata. In genere seguiamo gli assistiti a intervalli relativamente brevi ma intensi, con tempistiche che assomigliano a quelle sanitarie. Al contrario i colleghi sul territorio seguono singoli o famiglie per anni, o addirittura generazioni. Dopo aver colto il bisogno, lavoriamo in stretta collaborazione con il territorio per costruire un’alleanza incisiva mettendo al centro il paziente e la sua famiglia». Osservando il numero di segnalazioni provenienti da ciascun area ospedaliera, si nota che gran parte giunge dai reparti di Medicina (oltre il 50%), a seguire c’è Geriatria (20%). Le rimanenti unità operative (come Ortopedia, Neuroscienze, Chirurgia, ecc.) si allineano tra il 5% e il 3% risultando di gran lunga meno segnalanti rispetto alle precedenti, ma non meno degne di nota.

LE STORIE

«La tipologia di richiesta riflette anche la situazione sociale del momento - prosegue De Paoli -. Negli anni 90 si aveva a che fare con Aids e tossicodipendenza, poi è arrivata l’ondata di immigrazione dall’Albania e in seguito dall’Africa. Negli anni 2000 abbiamo trattato molto la prostituzione. Oggi si percepisce una forte precarietà, legata ad esigenze di tipo sociale e amministrativo». Tanti i volti incrociati dal Servizio sociale ospedaliero. «Ho imparato che la vita dà, la vita toglie e la vita restituisce - aggiunge De Paoli -. Uno degli eventi più drammatici è raccogliere la sofferenza delle madri che non riconoscono il proprio figlio. E’ previsto un colloquio per poi scrivere una relazione al Tribunale dei Minori, le ricordo una per una. E’ un dolore di una portata tale che quasi non sta dentro alla testa, difficile a volte anche da esprimere. E’ incredibile poi vedere la felicità di una coppia pronta per l’adozione».

Il Pronto Soccorso spesso è il primo luogo che accoglie le donne vittime di violenza di genere. «Tra le storie che ricordo c’è anche quella di una ragazza dell’Est Europa che per due volte si è presentata al Pronto soccorso - prosegue De Paoli -. Era senza documenti, non mostrava nessun problema di tipo clinico ma sembrava depressa. Una dottoressa molto attenta ha notato qualcosa di strano e ci ha allertato. La giovane ha raccontato di essere una ballerina in un locale di lap dance, costretta a prostituirsi e in una situazione terrificante. L’abbiamo prima accolta in Psichiatria per risolvere un disturbo post traumatico da stress, poi abbiamo contattato l’Unità di crisi per le vittime di tratta e attraverso il servizio sociale europeo l’abbiamo rimpatriata». Non mancano poi i casi di solitudine tra gli anziani. «Una signora ha collezionato 40 accessi al Pronto soccorso, tutti molto scenografici: arrivava anche a contattare le forze dell’ordine - spiega -. I sanitari non sapevano più cosa fare, così siamo intervenuti. E’ emerso il profilo di una donna con una vita difficile, un carattere complesso e con i figli ormai esasperati. Attraverso un lavoro di cesellatura e di consulenza, abbiamo barattato l’aiuto dei figli in cambio di una sistemazione per l’anziana in casa di riposo. Alla fine, la signora all’interno della Rsa ha trovato compagnia e si è pure iscritta ad un corso di ballo». 

Ultimo aggiornamento: 14:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci