San Giacomo si spegne: dalla trattoria al casoin fino ai negozi, la frazione svuotata dai centri commerciali

Venerdì 1 Aprile 2022 di Claudia Borsoi
San Giacomo di Veglia

VITTORIO VENETO - Difficoltà nel ricambio generazionale unita alla concorrenza della grande distribuzione. Negli ultimi mesi il quartiere di San Giacomo di Veglia si è svuotato di alcuni storici negozi e pubblici esercizi, vetrine buie che ora si sommano a quelle che già da anni non si sono più riaccese. Ma c'è anche chi, nonostante la pandemia e ora i rincari sulle bollette e sulle materie prime, ha deciso di scommettere su questa zona rilevando un'attività. A fine 2021 ha chiuso la trattoria Al Campanile: i proprietari sono andati in pensione e ora, come recitano i cartelli, l'attività e la struttura sono in vendita. A poca distanza, qualche mese prima, si era abbassata la serranda del casoin Da Re, pure giunti alla pensione. Ed è di poche settimane fa la chiusura, pure per pensionamento, del negozio di articoli per la casa Due Emme, sempre lungo via Sant'Antonio da Padova.

LA SITUAZIONE
Allarga le braccia Franco Zanchetta, titolare da 30 anni dell'ortofrutta davanti alla trattoria: «Fra cinque anni, quando spero di andare pure io in pensione, toccherà anche al mio negozio perché manca un ricambio generazionale».

Lo sa bene Gianni Fabris: per un secolo circa, di generazione in generazione, la sua famiglia ha gestito l'adiacente edicola. «L'attività l'aveva avviata mio nonno, poi c'è stato mio zio, quindi mio padre ed io, fino a due anni fa quando ho ceduto l'attività perché in famiglia non c'era interesse» racconta Fabris che ha passato il testimone a Walter Romanin. «Sono partito da zero grazie alla pazienza e al supporto di Gianni racconta Romanin che, diciamolo, mi ha quasi regalato l'attività proprio per dare continuità. Ho rilevato l'edicola in piena pandemia: da tre anni ero senza un lavoro. E lo rifarei». Davanti all'edicola, posta lungo strada, il viavai delle auto è continuo. «Il traffico negli ultimi tempi si è dimezzato rileva l'edicolante - Credo che con l'annunciata bretella che toglierà il traffico da San Giacomo saremo costretti tutti a chiudere. Serve che ci sia un passaggio. L'altra mazzata ce la danno i centri commerciali, dove ormai si compra di tutto». Fabris, memoria storica del commercio sangiacomese, osserva le tante vetrine buie che ora scandiscono il tratto di via Sant'Antonio da Padova tra il campanile e via Europa e va indietro nel tempo: «E pensare dice che quarant'anni fa era impossibile aprire un negozio a San Giacomo perché non c'erano spazi liberi. Quelli che resistono oggi sono coloro che sono proprietari degli immobili».

L'ANALISI
«In questo momento testimonia Michele Paludetti, presidente di Ascom Vittorio Veneto con negozio a San Giacomo commercianti e pubblici esercenti sono piegati e qui in periferia la sofferenza è maggiore. I negozi che hanno fidelizzato nel tempo i clienti stanno in piedi, mentre per chi parte da zero non è facile. Un negozio che chiude è un'insegna che si spegne, dunque ulteriore degrado per il territorio. Si spera, per chi chiude, che ci sia sempre un ricambio, ma non è facile in questi anni di Covid e ora di guerra trovare qualcuno a cui vendere l'attività. L'augurio è che, passato questo momento, qualcuno possa riaprire».

CONTROTENDENZA
Chi ha già riaperto è l'ex storico bar Veglia, ora bar Paradise gestito da Carmelo Pentecoste che, fino allo scorso anno, aveva il suo bar nel cinema di Conegliano. «Ho aperto a dicembre dice - Lo so che aprire un'attività in questo momento è da matti, ma ci credo. La curiosità è tanta, anche se mi scontro con una burocrazia molto lenta: dopo quattro mesi devo ancora ricevere l'autorizzazione per installare l'insegna del bar. Il momento è difficile, tra aumento dei prezzi di luce e gas. E in tutta questa situazione il Governo non ci ha per nulla aiutato». «Durante la pandemia racconta il fruttivendolo ho lavorato bene, ora le vendite registrano un calo del 20%: a mancare in molte famiglie sono i soldi»
 

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