TREVISO - Treviso ripiomba nell’incubo delle risse-lampo del sabato pomeriggio.
TENSIONE E BRAVATE
Ieri pomeriggio c’erano centinaia di minorenni che scorrazzavano in centro, con le “teste calde” a fare ancora una volta da padroni. Urla, assembramenti sotto i portici, in corso del Popolo, davanti al negozio Tigotà e in via Zorzetto, con i passanti costretti a fare lo slalom o a cambiare strada per il timore di ritrovarsi nella mischia. Alle 6 la fiumana di ragazzi si sposta in via Diaz. Corrono, inseguendo le voci di un’altra rissa. La folla si accalca davanti alla chiesa di Santo Stefano, delusa. Niente scazzottate. Qualcuno allora si improvvisa “capopopolo”: «Dai raga, fermiamo le macchine o saliamo sopra le cappotte». L’incertezza dura qualche istante: ognuno guarda cosa fanno i propri amici, in attesa di un segnale per accettare la sfida oppure no. Poi un ragazzo un po’ più responsabile si fa largo tra la folla e sgombera la strada: «Niente cazzate, lasciamo passare le macchine». L’assembramento si sfalda, le auto finalmente transitano ma i provocatori non rinunciano al loro atteggiamento da gradassi: «Venti euro, signora, se vuole passare» gridano da dietro i finestrini. In piazza in quel momento non ci sono pattuglie. Poco dopo, altra corsa: la “mandria” si raduna nello spiazzo davanti a Tigotà. Un altro falso allarme. Al di là della strada, nel plateatico del bar Nazionale, chiuso, una botte-tavolino diventa il campo di gioco in cui sfidarsi a braccio-di-ferro.
L’ALLERTA
Per i “bulli del “sabato” il centro sembra un parco divertimenti. E non hanno paura di sfidare nemmeno le forze dell’ordine, come è successo martedì, quando trenta ragazzi hanno accerchiato due volanti impedire che i loro amici fossero portati in questura. La stagione delle risse sembra solo all’inizio.