E’ stata accolta la richiesta di sgravio che l’avvocato Alessandro Romoli ha presentato per conto di Daniele Pelliciardi. Con la quale è stato domandato all’Agenzia delle Entrate di stralciare quella cartella di 1.639 euro, somma che lo Stato gli aveva chiesto come pagamento della registrazione della sentenza di condanna del killer Naim Stafa ed il ministero dell’economia. Una questione che Pelliciardi riteneva ormai archiviata, essendo la sentenza ancora del 2016.
Quella volta l’avvocato Romoli era riuscito a bloccare un risarcimento che lo Stato italiano doveva a Stafa per una ingiusta detenzione.
Nel frattempo era maturato il progetto del delitto di villa Durante, nel corso del quale vennero uccisi Guido e Lucia, i genitori di Daniele. Per il quale Daniele Pelliciardi ha diritto ad un risarcimento pari ad un milione di euro, somma che non vedrà mai perchè sia Stafa che l’altro condannato, Alin Bogdaneanu, sono nullatenenti. Il terzo uomo coinvolto, Artur Lleshi, si è suicidato in carcere. Sarebbe stato paradossale che alla “mente” di un tale efferato delitto venisse liquidato il risarcimento. L’avvocato Romoli era riuscito a far sì che tale somma venisse assegnata al figlio della coppia uccisa; è servita per pagare le spese processuali. Il diavolo ci aveva messo lo zampino, con un errore nel definire chi doveva pagare le spese di registrazione, coinvolgendo pure Pelliciardi. Egli ha portato il caso sui media di tutt’Italia.
«Ringrazio tutti i giornalisti che hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica questo problema – dice Daniele Pelliciardi -. E’ stata fatta un po’ di confusione ma alla fine il risultato è arrivato. Speriamo che la prossima volta ci siano motivi migliori per parlare di me».
«In tanti anni di professione – aggiunge l’avvocato Romoli – non mi è mai capitato che un errore venisse riconosciuto così prontamente. La richiesta di sgravio è stata inoltrata il 5 gennaio, la risposta mi è arriva mercoledì 11. Mi hanno pure chiamato da Roma. L’errore era palese, ma non se ne sono accorti subito». In questi casi particolari la sentenza, va registrata “a debito” in cancelleria», vale a dire con le spese a carico dello Stato.«Non immaginavo proprio – conclude l’avvocato – che la risposta sarebbe stata così veloce». Un segnale che mostra come, se c’è la volontà, anche l’apparato amministrativo può essere efficiente.