Omicidio a Maser, lo sgomento della figlia Aurora: «Ora voglio capire cosa ha spinto papà a uccidere mamma»

Martedì 26 Settembre 2023 di Valeria Lipparini ed Elena Pattaro
Omicidio a Maser, lo sgomento della figlia Aurora

MASER (TREVISO) - «Voglio capire cosa è successo, cosa ha innescato il gesto di papà. Mi sembra tutto così irreale». Aurora De Zen, è sotto choc dopo la tragedia che ha mandato in frantumi la sua famiglia e sconvolto l'intera frazione di Coste, a Maser. La madre non ce l'ha fatta: Manuela Bittante è morta ieri all'alba per la coltellata inferta dal marito. Mezza giornata di agonia, aggravata dalle condizioni di salute già drammatiche della donna, in uno stato semi vegetativo dopo l'ictus di luglio. «Sono sconvolta. È troppo da reggere» ha confidato la figlia a chi in queste ore sta cercando di portarle un po' di conforto. In meno di ventiquattr'ore la situazione è precipitata: la madre morta all'ospedale Ca' Foncello di Treviso, dove era stata elitrasportata domenica mattina in condizioni critiche. Il padre Sergio De Zen, 74 anni, in carcere a Santa Bona con l'accusa di omicidio volontario. È stato lui stesso a chiamare i soccorsi e a consegnarsi ai carabinieri di Cornuda: «L'ho accoltellata, non potevo vederla così, quella non è vita».

L'abitazione di via Metti è stata posta sotto sequestro. Aurora, 45 anni, in queste ore si è rifugiata da una zia, una delle sorelle della madre. La donna era in casa quando il padre ha affondato un coltello da cucina nel costato dell'anziana. Ma non si è accorta di nulla perché stava dormendo dopo aver trascorso l'intera notte ad assistere la mamma, dimessa la sera prima. La figlia aveva fatto il possibile per starle vicino. Del resto erano legatissime: per un periodo avevano anche lavorato insieme come parrucchiere. Prima dell'ictus le vedevano tutte le sere passeggiare per Coste con il loro cagnolino. E adesso aveva iniziato a prendersene cura tra le mura domestiche.


L'ASSISTENZA
All'ospedale aveva detto che poteva occuparsene lei visto che, non lavorando, aveva molto tempo da dedicarle. «La assisto io. Non abbiamo 3mila euro al mese per pagare una casa di riposo» aveva spiegato la figlia, sconvolta domenica mattina, quando soccorritori e carabinieri le sono piombati in casa.

Non voglio essere di disturbo a nessuno. Devo stare in carcere, non voglio tornare a casa. Devo espiare la mia colpa

Lo ha detto ieri, tra i singhiozzi e le lacrime, Sergio De Zen al suo avvocato, il legale Sabrina Dei Rossi, che ieri mattina si è recata in carcere per parlargli. È stata l'avvocato a informare De Zen che sua moglie, che aveva accoltellato il giorno prima, era morta all'alba. Nessuno glielo aveva detto. «Pensavo che svenisse. È in uno stato di sofferenza e prostrazione preoccupante. È fragile e sembra non rendersi conto di quello che ha fatto» ha rimarcato il legale.


IL PUBBLICO MINISTERO
Il pubblico ministero Gabriella Cama, che segue l'indagine, è andata in carcere e ha sentito l'omicida che verrà interrogato nei prossimi giorni. E lui ha spiegato così il suo gesto: «Non era vita quella di mia moglie. L'hanno rimandata a casa, ma era bisognosa di assistenza 24 ore su 24. Era troppo doloroso sapere che non si sarebbe ripresa mai, non sarebbe tornata ad essere quella che era. Mangiava con il sondino, era tracheotomizzata, semi paralizzata. Quella non era un'esistenza degna di essere vissuta». Lui e la figlia, lasciati soli ad accudire una donna che aveva bisogno di tutto. Il legale riferisce di una volta che le hanno dato da mangiare attraverso il sondino. «Nessuno aveva detto che la malata non dovevamo essere spostata per almeno un'ora. Invece, loro non lo sapevano e l'hanno cambiata. Lei è stata male, ha rigettato. Padre e figlia, spaventati a morte, hanno chiamato l'ambulanza. Non avevano i mezzi per sistemarla in una casa di riposo e hanno cercato di assisterla come meglio potevano». Ma la coltellata? «Non volevo vederla soffrire» ha detto De Zen piangendo. Il 74enne non chiede niente, nemmeno di tornare a casa, che pure è stata posta sotto sequestro. L'avvocato sarebbe pronto a chiedere una perizia per valutare la capacità del suo assistito mentre l'interrogatorio di garanzia potrebbe essere fissato già per la giornata odierna. Davanti al gip De Zen spiegherà che con quell'unica coltellata, inferta al livello del costato alla sua Manuela, sposata nel 1976, voleva cancellare il dolore, la sofferenza di una malattia che aveva cancellato la vita e la dignità di sua moglie.

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