Omicidio a Vigonza: la fuga degli assassini e i punti oscuri del delitto

Lunedì 25 Settembre 2023 di Marina Lucchin
Il luogo del delitto

VIGONZA - Come hanno raggiunto la Spagna i due assassini di Marouen Ben Amer? Qualcuno li ha aiutati? Perchè hanno deciso di costituirsi? Ci sono ancora molti punti oscuri sulla fuga all’estero dei due tunisini, di 36 e 43 anni, che l’altro giorno si sono costituiti ai carabinieri a Sanremo confessando di essere i responsabili dell’accoltellamento avvenuto sabato scorso in via Aldo Moro a Busa di Vigonza, costato la vita al connazionale 30enne, morto dissanguato.

LA FUGA

Già nelle ore successive al delitto, i militari erano riusciti a dare un nome ai due responsabili grazie alle testimonianze raccolte dalle persone che fino a poco prima dell’accoltellamento erano con Ben Amer Marouen, ma specialmente alle immagini della videosorveglianza che hanno ripreso i due fuggiaschi, uno dei quali con precedenti.

I carabinieri hanno lavorato nell’ambito relazionale degli autori - rei confessi - dell’omicidio, riuscendo così a risalire anche ad alcuni parenti con cui i due tunisini i sarebbero confidati, raccontando loro di essere giunti in Spagna. È stato all’ora che i due avrebbero appreso che il 30enne era morto e che loro erano ricercati per omicidio. A quel punto i tunisini avrebbero contattato l’avvocato Elisabetta Costa, decidendo di tornare in Italia e costituirsi. Il legale, a questo punto, si è messa in contattato con i carabinieri spiegando l’intenzione dei due e così è stato concordato l’incontro tra i due tunisini e i militari, che si è tenuto venerdì alle 14.30 al McDonald’s di Sanremo. I due hanno riferito agli inquirenti che non c’era l’intenzione di uccidere Marouen. «C’è stata la massima collaborazione dei due indagati, decisi a rientrare e a chiarire la loro posizione», ha detto l’avvocato Costa. Ma qualcuno ha aiutato i due a fuggire? Come facevano ad avere il denaro necessario per una settimana all’estero? Di chi è l’auto che hanno utilizzato per la fuga? Dove sono stati in quei giorni all’estero? Domande cui potrebbero rispondere quando compariranno questa mattina alle 10.30 davanti al Gip di Imperia per la convalida dell’arresto. Poi il fascicolo verrà trasferito alla procura di Padova, che ha coordinato le indagini degli investigatori dell’Arma che sono andati a recuperare i due stranieri nella provincia di Imperia, in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dal pubblico ministero.

IL DELITTO

I due assassini prima di fuggire hanno anche preso sia il cellulare che il portafoglio di Ben Amer. Vicino all’uomo è stato ritrovato solamente il suo zainetto, che conteneva i vestiti puliti che era andato a ritirare in lavanderia. Nessuna traccia, ancora, invece, dell’arma del delitto, verosimilmente un coltello, con cui i due hanno scagliato i colpi letali alla gamba - un paio - che hanno reciso l’arteria femorale del tunisino. Il 30enne è morto dissanguato, nonostante l’impegno dei suoi due amici che hanno provato a eseguire anche la rianimazione in attesa dell’ambulanza. Ben Amer era nato in Tunisia e da circa tre anni bazzicava tra Padova e la cintura urbana. Una vita sommersa, perché il trentenne era irregolare in Italia e dunque senza una residenza e un lavoro dichiarati. A quanto finora ricostruito non aveva parenti in zona, ma solo un fratello in Germania, che è arrivato a Vigonza in attesa del via libera per i funerali del familiare. 

Ultimo aggiornamento: 07:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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