Delitto di Conegliano, si cercano in Spagna altri killer dell’anziana uccisa su commissione

Martedì 25 Luglio 2023 di Maria Elena Pattaro
Delitto di Conegliano, si cercano in Spagna altri killer dell’anziana uccisa su commissione

PONTE DI PIAVE - Dalla Spagna a Conegliano con il preciso compito di uccidere Margherita Ceschin, 72 anni, per ordine dell’ex marito e della sua nuova compagna. È caccia ai due sicari che ancora mancano all’appello nel delitto che sabato all’alba ha portato all’arresto di quattro persone per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e a indagare altre tre persone: una donna, presunta intermediaria e due uomini, ricercati.

Sisco e Joel: sarebbero loro i latitanti, secondo la procura trevigiana. Nei loro confronti è già scattato un mandato di cattura internazionale: la speranza è di stanarli nelle prossime ore. I loro nomi compaiono nelle conversazioni captate dai carabinieri tra la 32enne dominicana Dileysi Lorenzo Guzman e la moglie dell’unico esecutore materiale arrestato finora, Sergio Antonio Luciano Lorenzo. «Sisco e Joel hanno fatto un casino» dicono le due donne, intercettate in auto 12 giorni dopo il delitto mentre parlano dei fuggitivi, scappati in Spagna. Probabilmente portati là da Sergio Luciano a bordo della Freelander di Enzo Lorenzon, 79 anni di Ponte di Piave, presunto mandante del delitto. Il suv del pensionato era infatti in uso alla gang ed è il mezzo usato per raggiungere l’appartamento della vittima, in via XVIII Aprile a Conegliano, la sera a dell’omicidio. Un altro elemento che induce gli inquirenti a pensare che i due fuggitivi siano arrivati dal paese iberico è l’utenza telefonica spagnola che nei giorni precedenti al delitto ha agganciato le celle vicine alla casa di Margherita. E che mandanti e intermediaria hanno contattato più volte. I latitanti sarebbero gli uomini che la sera del 23 giugno, in vestiti neri e cappellino da baseball, sarebbero penetrati nell’appartamento della vittima. Mentre Sergio Luciano rimaneva fuori. Due figure riprese dalle telecamere: arrivano in bicicletta, scavalcano la recinzione e scappano 50 minuti dopo. In quel lasso di tempo hanno soffocato l’anziana e messo a soqquadro alcune stanze, per inscenare un furto finito male. 


LA FUGA
I killer sono ancora in Spagna? O magari a Santo Domingo? È lì che, secondo gli inquirenti Sergio Luciano stava per scappare. Questione di ore e avrebbe fato perdere le tracce, motivo per cui sono scattati i fermi. La Repubblica Dominicana sarebbe stata la probabile destinazione anche per la coppia di mandanti: Lorenzon e la compagna, di quasi cinquant’anni più giovane. Il movente del delitto? Soldi e rancori, secondo i carabinieri. Il 79enne non voleva più versale alla ex il cospicuo assegno di mantenimento: 10mila euro al mese. 


GLI INTERROGATORI
Intanto dal carcere trevigiano di Santa Bona Lorenzon ribadisce il suo intento suicida: «È una cosa più grande di me, qua non resisto tanto. La faccio finita». Ieri mattina, assistito dall’avvocata Martina Pinciroli, è comparso di fronte al gip Marco Biagetti per la convalida del fermo e l’interrogatorio di garanzia. Ha scelto il silenzio, come hanno fatto anche gli altri arrestati, che durante gli interrogatori si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Soltanto la 32enne, rinchiusa nel carcere femminile della Giudecca a Venezia, ha reso una dichiarazione spontanea e lapidaria: «Sono del tutto estranea ai fatti». Quello che anche gli altri due connazionali continuano a ripetere al loro difensore, l’avvocato Fabio Crea. Il giudice ha convalidato i fermi, dettati dal pericolo di fuga degli indagati, e disposto per tutti la custodia cautelare in carcere. Una misura che le difese impugneranno al Riesame. Le prove a carico dei quattro arrestati stanno nelle intercettazioni telefoniche e ambientali. Cinque giorni dopo il delitto, Guzman telefona a Lorenzon per un problema al «tagliando» della macchina, la Freelander usata per andare ad ammazzare la Ceschin. Chiede un incontro: si trovano in un bar di San Biagio, spiati dagli inquirenti. Tre giorni dopo Lorenzon raccomanda di non chiamare: «vietato... telefonare... indagati». Le precauzioni però non bastano. I carabinieri sono già sulle loro tracce.
 

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