Nuovo polo di Veneta Cucine, scontro sull’ampliamento. L'allarme di Legambiente Treviso: «Modello insostenibile»

«Il progetto “Veneta 2.0” viene presentato come “verde” e “sostenibile”, ma nella realtà si traduce in una imponente impermeabilizzazione di suolo, con pesanti ripercussioni su biodiversità e traffico veicolare», fanno sapere da Legambiente Treviso che chiede di bloccare il piano

giovedì 22 maggio 2025 di Redazione Treviso
Nuovo polo di Veneta Cucine, scontro sull’ampliamento. L'allarme di Legambiente Treviso: «Modello insostenibile»

SAN BIAGIO - Il progetto di ampliamento di Veneta Cucine nel territorio di San Biagio è ancora in fase preliminare, ma le contestazioni sono già iniziate. «Il progetto “Veneta 2.0” viene presentato come “verde” e “sostenibile”, ma nella realtà si traduce in una imponente impermeabilizzazione di suolo, con pesanti ripercussioni su biodiversità, microclima locale, bilancio idrico e traffico veicolare», fanno sapere da Legambiente Treviso che chiede di bloccare il piano.

Ma il nuovo polo produttivo di 255 mila metri quadrati, che prenderebbe vita in una zona di collegamento tra Postumia e Treviso mare, sorgerebbe in un’area da tempo destinata alla costruzione di piani urbanistici comunali.

IL PROGETTO

È ancora tutto da iniziare, ma i dati ci sono già: 109 mila metri quadrati di edifici produttivi poco distanti al polo di via Agozzo; un parcheggio per l’area produttiva di quasi 14 mila metri quadrati e un collegamento stradale di 8.500 metri quadrati che toccherebbe anche il comune di Silea.

A queste misure, si aggiunge anche una cortina verde tra i terreni, che comprenderebbe anche un parco vicino all’area produttiva. Il tutto farebbe parte del piano “Veneta 2.0”, messo a punto per ridurre il più possibile l’impatto ambientale. Non da ultimo, il nuovo stabilimento consentirebbe ben 180 nuove assunzioni. Una previsione più che positiva da non sottovalutare.

LE CRITICITÀ

«Parliamo di un’area di notevole valore naturalistico, come suggerisce la stessa toponomastica - fanno sapere da Legambiente Treviso - il nuovo stabilimento infatti è a poca distanza da via Risorgive, poiché proprio in quella zona si trovano alcune delle risorgive del Nerbon e via Agozzo, tipico terrapieno presente nelle zone umide». Poco distante, altri progetti simili stanno prendendo piede, come a Roncade, Casale, Arcade e anche Treviso.

«Esistono alternative concrete e praticabili, come il riuso e riconversione di capannoni dismessi e aree produttive sottoutilizzate presenti in abbondanza nel territorio - continuano da Legambiente - chiediamo al comune di San Biagio e alla Regione di bloccare il progetto presentato, in deroga alla legge regionale 14/2017 sul contenimento del consumo di suolo, e aprire una valutazione ambientale strategica, trasparente e partecipata, che metta al centro la salute dei territori. Questo non è sviluppo, è un modello insostenibile, che continua a divorare la nostra terra in nome della produttività a breve termine. La vera innovazione sta nel valorizzare l’esistente, nel custodire le risorse».

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