Sara incontra Luca, l'angelo
che le ha donato il midollo osseo

Mercoledì 11 Marzo 2015 di Elisa Giraud
La bimba e il donatore, il secondo da sinistra
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MARENO DI PIAVE - Nel giorno della festa della donna ha festeggiato la sua seconda data di nascita incontrando gli ageli che le hanno salvato la vitra. E' la storia di Sara, una bambina di 10 anni e mezzo, che è nata due volte. Così dopo 9 anni a Firenze l'abbraccio di Sara a Luca, attualmente consigliere regionale dell'Admo, che le aveva donato il midollo osseo. La bambina era affetta da una malattia reara: la sindrome di Omenn, che colpisce un bambino ogni 100 mila. Senza trapianto la piccola non sarebbe sopravvissuta.



Domenica scorsa, a Firenze, ha incontrato il donatore Luca Nadalini, attualmente consigliere regionale dell'Admo, e Massimo Pieraccini il volontario del Nopc, il nucleo operativo di protezione civile, che ha trasportato il midollo del donatore da Modena fino a Brescia, dove Sara era ricoverata presso gli Spedali civili.



Un caso eccezionale per testimoniare che una donazione può salvare la vita. Donatore e ricevente infatti non solo non si incontrano mai, ma neppure si conoscono di nome.



«Sara si è ammalata a soli tre mesi di vita - racconta la mamma Roberta Bozzetto -. D'accordo con i medici apriamo la ricerca di un donatore e dopo tre mesi è arrivata la conferma che c'era un donatore compatibile e disponibile al trapianto. Ha detto sì alla mia vita di mia figlia».



Sara riceve il trapianto l'8 marzo del 2006 agli Spedali civili di Brescia. «È arrivata questa sacca di sangue che abbiamo fotografato più volte - dice la mamma - perché rappresenta la rinascita di Sara».



Per la nuova vita di Sara ha avuto un ruolo fondamentale anche Massimo Pieraccini, direttore del Nopc. «Massimo ha custodito tra le sue mani la vita di Sara» dice Roberta. È stato lui infatti a trasportare la sacca di sangue da Modena a Brescia. Un incarico delicato quello del trasporto di organi di cui si occupano volontari che spesso restano nell'ombra ma che hanno un'importanza, è proprio il caso di dirlo, vitale.



Roberta ha raccontato la storia di Sara in un libro che s'intitola "Il fratello genetico" per testimoniare l'importanza della donazione. Una storia che termina con un grande abbraccio tra Sara, i suoi genitori, Luca e Massimo. Un abbraccio che forma un cerchio. Il cerchio della vita.
Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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