Il medico di Zaia e l'incubo Covid-19: «Ho reagito subito alla malattia»

Domenica 19 Aprile 2020 di Pio Dal Cin
Il dottor Alfonso Feis, medico di Luca ZaiaIl
CODOGNÈ (TREVISO) - Sono stati giorni di paura e di ansia, ma alla fine la battaglia contro il Covid-19 è stata vinta. E lui, superate le crisi più pericolose, ne parla come chi l’ha scampata. Alfonso Feis è una persona conosciuta dalle parti di Codognè in provincia di Treviso, come dottore e come medico di base del governatore Luca Zaia («Mi telefonava ogni giorno per conoscere l’evolvere della malattia» confessa). «Credo di aver contratto il Coronavirus - rivela - durante una visita fatta nel paese di Cordignano nonostante avessi mantenuto la guardia alta con tutte le protezioni necessarie. Ed è quello che consiglio: portare sempre con sè, mascherine e guanti. E ai primi sintomi reagire subito contattando il medico personale».
Il ricordo va però alla prima fase della malattia. L’incubo che si materializza. «Ho avuto i primi sintomi della malattia il giorno di Venerdì santo: febbre, mancanza di respiro, malessere generale. Ho preso dei farmaci, ma anche l’indomani l’alterazione non era scesa. Ho iniziato una terapia antibiotica, ma poi invece di migliorare, peggioravo. E ho chiamato il 118 e sono arrivato in ospedale a Conegliano». Qui è cominciato il suo percorso nel vortice del Covid-19. «Ho fatto il tampone - ricorda il medico - ma non sono finito in terapia intensiva. Le mie condizioni non erano così gravi ed è bastato prendere dei farmaci come antibiotici, antivirali, cortisone e dell’idrossoclorochina e poi fare delle sedute di ossigenazione per aiutare i polmoni. È stato fatto in fretta e senza esitazione. È stata la ricetta giusta».

Momenti delicati vissuti però, con la professionalità di un medico. «Credo sia umano avere paura - avverte Feis - ma ho reagito con fermezza e determinazione. Non mi sono arreso. Anzi, questa battaglia volevo vincerla. E così è stato. Sono state giornate dure, comunque». E il ricordo però non fa dimenticare il tunnel della malattia. «Sono stato sottoposto a controlli serrati - rievoca Feis - e a visite continue tre o quattro volte al giorno da parte del personale medico che non smetterò mai di ringraziare così come tutta l’èquipe del reparto di Medicina 5 del primario Ferruccio Ballarini. Non mi sono mai sentito solo. Ci sono state decine di pazienti e di amici che hanno condiviso con me, e a distanza, questo percorso; che mi hanno sostenuto moralmente e psicologicamente, e che mi hanno dato quella marcia in più per combattere il virus».
Ultimo aggiornamento: 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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