Leucemia, la terribile diagnosi a 16 anni. Leonardo si racconta: «Mi sono toccato il collo e ho scoperto una pallina»

Sabato 15 Aprile 2023 di Alfredo Baggio
Leonardo Lodde

TREVISO - Ha preso il microfono in mano e ha raccontato la sua storia a più di 400 suoi coetanei. Un'esperienza non facile da spiegare, ma soprattutto da vivere, quella di Leonardo Lodde, 19 anni, studente del liceo Da Vinci di Treviso, che nel 2020 ha ricevuto una diagnosi di leucemia linfoblastica acuta. È successo ieri, nel contesto della sedicesima edizione del progetto "Le decisioni in bioetica" che il liceo organizza ogni anno per permettere ai propri studenti di confrontarsi con le complesse questioni di bioetica, in classe e anche al di fuori, dialogando con numerosi esperti e sviluppando una ricerca durante l'intero arco dell'anno scolastico.

Il nome del convegno di quest'anno è "La Cura" e si è esplorato «l'atto di prendersi cura come fondamentale dimensione dell'essere umano in relazione alle nuove frontiere di cura». Quali siano le nuove esigenze a fronte delle notevoli trasformazioni degli ultimi tempi, cercando di dare una risposta a una domanda precisa: "prendersi cura" è ancora vissuto come atto umano fondamentale?


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E così Leonardo ha deciso di condividere la sua esperienza. «All'inizio della quarta sono partito per andare negli States, dove sarei stato sette mesi, fino a marzo ma durante una partita di basket mi sono sentito stranamente stanco. Mi sono toccato il collo e ho scoperto una pallina». Leonardo è tornato a casa e da lì subito in ospedale. Dopo qualche giorno la botta. «È leucemia e bisogna fare un intervento» ricorda mostrando la cicatrice ancora visibile sul collo. Il padre salta subito su un volo per Pittsburgh per stargli vicino durante l'operazione. «Coperta dall'assicurazione dell'associazione con cui ero partito - continua Lodde - altrimenti sarebbero stati 40.000 euro di tasca nostra». Tornato a Treviso inizia il lungo percorso di cure. «Man mano sono guarito»

Quando andavo nel reparto di oncoematologia pediatrica a Padova mi rendevo conto di quanto, anche nella tragedia, io fossi fortunato

«Alcuni genitori, obbligati per legge a stare in reparto e non avendo soluzioni alternative, erano costretti addirittura a lasciare il lavoro». Leonardo per fortuna poteva tornare ogni giorno a casa propria e dormire sul proprio letto, seguendo le lezioni dalla distanza. «Spero di riuscire a fare la maturità in presenza, anche se il medico dice che devo recuperare totalmente prima di tornare a scuola». Ma i compagni e i professori lo attendono. «Li devo ringraziare molto - conclude Lodde - perché si sono sempre dimostrati incredibilmente disponibili nei miei confronti, avendo pazienza di ascoltare e ripetere nel caso in cui non riuscissi a capire qualcosa seguendo le lezioni online. Non è stato facile, soprattutto - sorride - con matematica e fisica».


IL PROGETTO
Al progetto hanno preso parte le classi quarte e quinte di due scuole ulteriori a quelle del Da Vinci, ovvero quelle del liceo Canova e dello Scarpa di Motta di Livenza. Dodici classi che hanno indagato quattro ambiti: le nuove forme di assistenza ospedaliera, le nuove frontiere di cura di malattie, la cura nell'ambito psicologico-psichiatrico e i nuovi luoghi di cura. «Il progetto si caratterizza per la sua continuità e per l'ampia adesione da parte dei licei del territorio - spiega il filosofo bioeticista e responsabile scientifico del progetto, Camillo Barbisan - e per la collaborazione con l'Usl 2 con il comitato di etica della pratica clinica». In quello che è un progetto biennale vengono selezionate un gruppo di classi quarte, che poi continueranno il lavoro in quinta, alle quali vengono dati dei temi bioetici da affrontare in ambito medico: i ragazzi devono simulare un comitato che deve affrontare una storia clinica complessa proposta da Barbisan. «Le quinte lavorano su un tema monografico - precisa il filosofo -; va sottolineato il grande coinvolgimento degli studenti, come anche i dirigenti scolastici e gli insegnanti». I ragazzi riescono così a fare esperienza diretta di mondi e dimensioni al di fuori dell'aula, iniziando a valutare quali percorsi intraprendere finito il liceo. «Mi accorgo che gli studenti apprezzano l'aspetto orientativo del progetto - spiega il professore di filosofia e coordinatore del progetto, Paolo Criveller - iniziando a capire se abbiano interesse o meno nei confronti delle molteplici discipline con cui vengono a contatto affrontando le tematiche di bioetica».

Ultimo aggiornamento: 12:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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