Tumore, il direttore dello Iov di Castelfranco: «Se non scompare, possiamo tenerlo a contenuto per molti anni»

Venerdì 10 Febbraio 2023 di Nicoletta Cozza
Tumore, il direttore dello Iov di Castelfranco: «Se non scompare, possiamo tenerlo a contenuto per molti anni»

Tratta patologie sempre più complesse e impegnative, come la leucemia acuta, e nel contempo sono in aumento i pazienti che si rivolgono al suo team.

Non tanto perché si registri un incremento di tali forme di malattia, quanto piuttosto perché, con l'alzarsi dell'eta media della vita, si allarga la platea delle persone che possono ammalarsi. In pratica è l'andamento demografico, che vede buona parte della popolazione invecchiare, a delineare il quadro, anche se i casi di giovanissimi che vengono colpiti continuano a essere presenti.

Lo Iov di Castelfranco

Michele Gottardi, direttore dell'UOC di Oncoematologia dello Iov-IRCSS con sede a Castelfranco, e nominato questa settimana dal dg Patrizia Benini anche alla guida del Dipartimento di Oncologia, facendo ricorso a una metafora spiega: «Rispetto a 50 anni fa si è invertito il "cono", nel senso che oggi abbiamo una punta molto stretta di giovani e una base tanto larga di anziani. Essendo il cancro una patologia che aumenta con l'età, e avendo una popolazione molto più vasta di over 60, la reale incidenza sta subendo un rialzo. E da noi, di conseguenza, si rivolgono tante persone, con vari tipi di neoplasie». All'Unità Operativa complessa castellana, che lavora in stretta collaborazione con l'Ulss trevigiana, però, non arrivano solo soggetti in età matura. «Per quanto riguarda le leucemie acute - aggiunge il direttore - abbiamo in carico pure numerosi giovani e di fatto all'ematologia afferiscono malati con un'età media inferiore rispetto a quella di chi è in cura in un'oncologia.

Cure contro il tumore

La ricerca continua a fare passi avanti e a ritmo veloce, per cui disponiamo di terapie sempre più specifiche, e poi abbiamo tutto il campo riguardante l'immunologia del cancro che si sta sviluppando, che, tradotto in pratica, significa nuovi farmaci come gli anticorpi monoclonali, o anche cure con le cellule del sistema immunitario che vanno a combattere le neoplasie. E i progressi si traducono automaticamente in un costante miglioramento dell'aspettativa di vita».

Contenere il tumore per anni


E comunque anche i casi di guarigione definitiva sono ora abbastanza frequenti. «Sì, certo, anche se non dobbiamo dimenticare che a causa di queste malattie ancora tante persone perdono la vita. Diciamo che in alcuni casi oggi otteniamo quella che gli inglesi definiscono "operational cure", cioè la cura di fatto: in sostanza la malattia non se ne va, ma resta sotto controllo, spesso con una qualità di vita normale, e alla fine la persona muore di tutt'altro e da vecchia, quando, come si suol dire, sarebbe stata comunque "la sua ora". Certo, non si tratta di una vera e propria guarigione, in quanto le cellule malate restano nell'organismo, ma di fatto lo è. In questi casi il problema più grosso alla fine è psicologico, perché bisogna aiutare i pazienti a convivere con questo sgradito "compagno di viaggio", che però grazie alle nuove terapie, non potrà fare male davvero. Purtroppo, però, non vale per tutte le neoplasie. Comunque la Medicina deve farsi carico anche della gestione psicologica, perché se per esempio un soggetto vive 20 anni pensando da mattina a sera al suo tumore, non ha una buona qualità di vita».


Pure per quanto riguarda le attrezzature in dotazione agli specialisti sono stati fatti passi da gigante. «Ci sono enormi novità - ricorda Gottardi - soprattutto negli studi».

Abbiamo la capacità di "investigare" i danni nel Dna delle cellule tumorali, allo scopo di definire sempre meglio le malattie e differenziarle una dall'altra

«Per cui, se per esempio prendiamo in carico 100 pazienti con la leucemia, vediamo che si tratta di 100 tipi diversi della medesima patologia, che oggi possono diventare sempre più bersaglio di terapie specifiche. Progressi ne sono stati fatti tantissimi e la tecnologia va avanti, ma purtroppo ancora non possiamo guarire tutti».


Infezioni e batteri sempre più resistenti

In questo scenario, però, c'è anche una preoccupazione che manifesta Gottardi. «La questione-infezioni è da tenere in grande considerazione, in quanto ci troviamo a combattere batteri sempre più resistenti, e ad affrontare l'emergenza delle patologie virali che, nonostante tutte le attenzioni, è impossibile contenere completamente. Ci preoccupa tutto ciò perché, anche a fronte di terapie con sempre maggiore successo nel combattere la malattia oncologica, il paziente ematologico è immunodepresso per la patologia che ha e per le terapie che fa, e quindi, a fronte di un decorso che va bene dal punto di vista oncologico, può finire in pericolo di vita per un'infezione. È un problema che in tutti i modi cerchiamo di tenere sotto controllo, ma a volte non basta, ed è un capitolo sul quale deve focalizzarsi l'interesse dei ricercatori. A volte perdiamo persone in questo modo, alcune le abbiamo viste morire per il Coronavirus, ed è frustrante e doloroso per noi, oltre che ovviamente per i parenti. Accade qui e in tutto il mondo. E se il Covid è destinato a passare, l'avanzare di batteri pluriresistenti induce una certa inquietudine».

Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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