Addio Maurizio, storico infermiere del Ca' Foncello: la Sla lo aveva colpito tre anni fa

Domenica 24 Settembre 2023 di Eleonora Pavan
Maurizio Tronchin

PREGANZIOL (TV) - Ha lottato fino all'ultimo ma alla fine la malattia l'ha sopraffatto: se n'è andato giovedì, 21 settembre, Maurizio Tronchin, storico infermiere del Ca' Foncello e del Suem, un volto indimenticabile per chi ha lavorato nel 118 e nel servizio di urgenza medica. «Una persona dal cuore d'oro che si è sempre messo al servizio degli altri e un esempio di grande tenacia»: così ne dà il triste annuncio la famiglia, da cui la Sla, che ha iniziato a colpirlo tre anni fa, lo ha dolorosamente strappato all'età di soli 66 anni.

ANIMA DEL 118
Un uomo buono, che si è sempre messo a disposizione di tutti, sia in famiglia che sul lavoro: «È stato un faro per tutti noi -lo ricorda la sorella, Stefania Tronchin- Maurizio era prima di tutto un uomo umile e semplice, sempre disponibile.

Dedicava del tempo a chiunque ne avesse bisogno». «Gli piaceva molto questa metafora: se pianti bene un albero e ne innaffi con costanza le radici, queste cresceranno solide e l'albero potrà piegarsi col vento ma mai spezzarsi. Ecco, lui ha vissuto tutta la sua vita così: la malattia lo ha provato, ma non lo ha mai spezzato -prosegue la sorella- Ha lottato fino all'ultimo senza mai lamentarsi. Un grande esempio di coraggio e una mente lucida fino all'ultimo giorno. Ha scelto lui volontariamente di non venire intubato e di non avere alcun accanimento terapeutico, se non la rianimazione cardiopolmonare».

Maurizio era un esempio di grande positività di fronte alle avversità anche sul lavoro: «Affrontava sempre tutto con il sorriso ed era educatissimo in ogni circostanza. Anche tra i suoi colleghi, infatti, era molto amato». Esemplare è stata infatti la sua carriera come infermiere: «È stato uno di quelli che hanno fondato il Suem: ha iniziato a lavorarci proprio quando stava nascendo. Ha fatto per anni il capo coordinatore ma anche quando ha cambiato reparto ha mantenuto un'amicizia costante con i colleghi del 118. Prima aveva lavorato anche in pronto soccorso, mentre verso la fine della sua carriera si era spostato nella parte riabilitativa dell'ospedale». Maurizio era anche un grande padre di famiglia, dal cui affetto è stato circondato fino all'ultimo: «Lui e la moglie avevano festeggiato da poco il 40. anniversario di matrimonio. Aveva da poco avuto anche un nipotino, che gli ha ridato la forza per continuare a lottare in quest'ultimo periodo. Quando se ne è andato lo ha fatto abbracciato da tutti noi».

MILLE INTERESSI
Maurizio era un uomo dinamico anche al di fuori del lavoro: «Aveva mille interessi. Oltre a dedicare il tempo a fratelli e genitori, amava stare all'aria aperta, fare lavori manuali, come il giardinaggio e lavorare il legno. Adorava viaggiare in camper e conoscere nuova gente. Un'altra delle sue passioni era la corsa: ha girato l'Italia con le sue mezze maratone». La malattia ha iniziato a colpirlo 3 anni fa: «Ha iniziato manifestandosi su un dito -spiega Stefania- Abbiamo sperato che non fosse Sla, che si fermasse agli altri superiori senza progredire troppo. Invece, purtroppo, ha colpito anche quelli inferiori. Ma non l'ho mai sentito lamentarsi o arrabbiarsi per la sua sfortuna e per essere andato incontro a questo destino. Ha sempre detto che le cose accadono per un motivo e che lui, fino a quel momento, aveva sempre avuto tante fortune dalla vita. Sapeva che i suoi alberi, in vita, li aveva piantati bene e non si sarebbero spezzati».
 

Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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