Remo Sernagiotto colpito da infarto, la figlia: «Papà è un guerriero, non smetterà di lottare»

Mercoledì 25 Novembre 2020 di Denis Barea
Remo Sernagiotto colpito da infarto, la figlia: «Papà è un guerriero, non smetterà di lottare»

TREVISO Resta appeso ad una speranza ormai ridotta al lumicino Remo Sernaggiotto. L'ex uomo politico è stato vittima lunedì di una arresto cardiocircolatorio ed sanitari del Ca' Foncello non nutrono più grandi speranze sul fatto che ossa rimettersi. «I nostri ringraziamenti - dice la figlia Gloria - vanno a tutti gli amici ma anche alle tante persone comuni che ci stanno vicini in questi momenti terribili.

Posso solo dire che papà è un guerriero innamorato della vita e che lotterà con tutte le sue forze per rimanere con noi». 


Sernagiotto, l'infarto

Il malore di cui è stato vittima Sernaggiotto ha creato una vasta eco nel mondo della politica trevigiana. «Abbiamo lavorato insieme - dice Gianantonio Da Re, europarlamentare e figura storica e influente della Lega della Marca - in consiglio regionale condividendo una fase importante per tutto il centrodestra». «Erano le ultime esperienze con Galan presidente - ricorda Da Re - abbiamo fatte tante cose insieme, quando lui era ancora in Forza Italia ed era capogruppo del partito maggiormente rappresentativo. Una cosa ci ha diviso, la sua battaglia contro l'inceneritore di Montebbelluna in quella alleanza innaturale con la sinistra che aprì la strada alla vittoria delle comunali per Laura Puppato. Insomma, negli anni ci ha distinto qualche particolare, ma siamo sempre stati in sintonia con le visioni». 

In questo momento è giusto non dire nulla - spiega Raffaele Baratto, deputato di Forza Italia e amico di Remo Sernaggiotto - soprattutto per rispetto dei familiari in questi attimi che sono di grande angoscia. Posso solo dire che con Remo ho avuto una frequentazione che è andata al di là della comune casacca di partito, negli anni si è costruita una amicizia vera e per gli amici questi sono momenti davvero sconvolgenti». «La famiglia - dice Fabio Crea, che di Sernaggiotto è il legale nella difficile partita di Ca' Della Robinia ma soprattutto un amico - è convinta che proprio le sue disavventure con la giustizia siano alla base dei problemi di salute che Remo ha avuto nell'ultimo periodo. Per lui l'onorabilità della carica pubblica è una cosa sacra, si è sempre sentito un uomo delle istituzioni. Quando sono trapelate le notizie di stampa su un suo rinvio a giudizio mi ha sempre detto di voler rinunciare all'immunità parlamentare che gli derivava dall'incarico elettivo presso il Parlamento europeo. Vuole uscirne con la proprie forze, con la testardaggine di voler sempre dimostrare di essere prima di tutto un uomo al servizio della collettività, un uomo che guarda a che cosa si può fare per costruire una società più giusta». «Umanamente è fatto così - torna a dire Crea - un generoso, ostinato nelle proprie convinzioni come quando lasciò Forza Italia, che aveva contribuito a rafforzare enormemente in Veneto, per quel difetto di democraticità che la contraddistinse man mano che prendeva piede il cerchio magico intorno al capo. Lui è sempre rimasto fedele a una idea di politica che guardava alla idee, non per nulla invocava sPesso le stagioni congressuali come momento di discussione interna che dovesse servire a preparare la grandi sfide. È per questo che ha lasciato gli azzurri per approdare a Direzione Italia con Raffaele Fitto e poi confluire nel grande contenitore europeo dei conservatori e riformisti». «Un cosa - conclude Crea - mi ha sempre colpito di lui: a ogni elezione, dalla prime esperienze in Comune a Montebbelluna alla grande partita delle europee, Remo Sernagiotto ha sempre voluto essere un politico delle preferenze. Ama il contatto con la gente, parlare e discutere. E i 21 mila voti raccolti alle regionali dicono che aveva ragione». 

Ultimo aggiornamento: 14:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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