Attacco hacker ad un'azienda trevigiana: pirata intercetta la fattura e ruba 99mila euro

Domenica 18 Giugno 2023 di Maria Elena Pattaro
Attacco hacker ad un'azienda trevigiana: pirata intercetta la fattura e ruba 99mila euro (foto Unsplash)

TREVISO - Una fornitura di macchinari inviata a un cliente straniero per un importo di 99mila euro. Peccato che la fattura venga intercettata da un hacker che modifica l’Iban e si fa accreditare l’ingente somma. A rimetterci è stata un’azienda meccanica dell’hinterland trevigiano, con sede lungo la Postumia. La truffa informatica è scattata nei mesi scorsi e adesso sul caso stanno indagando le polizie postali di due paesi: quella italiana e quella slovena, a cui fornitore e cliente hanno presentato denuncia. Nel mirino del pirata informatico c’era l’azienda straniera: il criminale del web infatti è riuscito a “bucare” i sistemi di sicurezza intercettando i messaggi di posta elettronica. La fattura da 99mila euro deve essergli sembrata un’occasione ghiottissima, così ha tentato il colpo di mano. Come? Creando una copia fasulla del file pdf in cui il beneficiario era lo stesso (con tanto di firme false identiche all’originale) mentre l’Iban risultava artefatto ad arte e ovviamente a proprio vantaggio.

In questo modo, infatti, la somma sarebbe finita nelle tasche del truffatore. Il passo successivo è stato sollecitare il pagamento della fattura, spacciandosi per l’azienda trevigiana, nella speranza che la vittima cadesse nel tranello. E così è stato.


IL RAGGIRO
«Purtroppo il nostro cliente non si è accorto dell’Iban modificato e ha versato la cifra - spiega la titolare della società trevigiana -. Noi lo abbiamo scoperto soltanto un mese dopo quando abbiamo sollecitato il pagamento. Quell’azienda è uno dei nostri maggiori clienti e ha sempre pagato con puntualità: era strano che per quell’ordine tardassero così l’abbiamo ricontattata». La risposta è stata spiazzante: il cliente sosteneva di aver già saldato il conto. Ma alla società trevigiana non era arrivato nemmeno un centesimo: la verifica delle email era d’obbligo. «Mi sono accorta subito che l’Iban non era il mio - afferma la titolare -. Quello indicato faceva riferimento a un conto corrente straniero mentre noi abbiamo sede in Italia: era un campanello d’allarme di cui purtroppo il cliente non si è accorto in tempo». 


L’ACCORDO
Chiarite le circostanze e ricostruiti i passaggi della truffa, le due aziende hanno raggiunto un accordo: «Il cliente si è impegnato a pagarci i tre quarti della somma (74mila euro, ndr) perché ha riconosciuto che la svista, purtroppo, è stata sua. Mentre noi per andargli incontro abbiamo deciso di fargli uno sconto di 25mila euro per andargli incontro: può capitare di incappare in truffe e attacchi hacker pur avendo sistemi di sicurezza». In attesa che gli agenti della polizia postale (di Treviso insieme ai colleghi d’oltralpe) identifichino il pirata informatico, entrambe le aziende, alla luce della spiacevole truffa, hanno deciso di adottare ulteriori contromisure per mettersi al riparo da altri spiacevoli episodi. «Ho resettato il computer e ora potenzieremo ancora di più gli investimenti sulla sicurezza informatica: un’azienda specializzata nel settore ci segue ormai da anni» conclude la titolare. 

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