Una grotta e il bunker fra le vigne: la Ghiacciaia diventa bistrò

Venerdì 25 Ottobre 2019 di Elena Filini
Una grotta e il bunker fra le vigne: la Ghiacciaia diventa bistrò
PEDEROBBA (TREVISO) - Filari di glera sul dorso del torrente a poche decine di metri dal Piave. E, nelle viscere della terra, un segreto sepolto. Un grotta d'accesso sotto il livello del terreno, una piccola città. Prima regale frigorifero di nobili villeggiature, poi deposito di munizioni durante la Grande Guerra. Un luogo dimenticato, chiuso e interrato dopo gli anni Venti. Oggi però la Ghiacciaia, a Covolo di Pederobba, diventa un bistrò ristorante esclusivo, grazie a un attento progetto di rigenerazione che ha voluto raccontarne le diverse anime. Un anno di lavoro e un'idea progettuale ardita: oggi apre ufficialmente i battenti la Ghiacciaia. Un luogo unico nel proprio genere. L'attuale proprietario, il ristoratore Mauro Teso, aveva acquistato il vitigno in superficie per farne prosecco Doc con una propria etichetta. Ma quella sorta di collina al centro del vigneto gli aveva mosso il desiderio di saperne di più. Ecco che curiosità e ricerca storica iniziano a consigliare di scendere. Teso parte dalla grotta, quasi  completamente interrata. I vecchi contadini del luogo raccontano come fosse stata chiusa dopo i due conflitti per evitare incidenti. Ma cosa c'era là sotto? Nessuno sapeva dare una risposta. E così iniziano i carotaggi: si va giù oltre i dieci metri e si trovano non solo enormi celle, ma un bunker in cemento. Una scoperta sorprendente: la ghiacciaia era una costruzione seicentesca legata alle villeggiature di villa Pola-Neville. I proprietari avevano fatto costruire questa enorme cella frigorifera, una delle più imponenti della Pedemontana, a distanza ravvicinata dal Piave. D'inverno si prelevavano interi blocchi di ghiaccio dal fiume che, grazie alla profondità della grotta, rimanevano tali fino quasi a primavera. Qui ortaggi, frutta, selvaggina, formaggi rimanevano in perfetto stato di conservazione, per le esigenze quotidiane dei signori e dei loro ospiti.

VILLA POLA NEVILLE
Della villa ormai non c'è più ricordo, se non dalle mura costruite coi sassi del Piave, che sono rimaste, al lato est verso Borgo Rovigo e al lato ovest, costeggiando il canale Brentella. La villa fu proprietà dei conti Pola. L'edificio sorgeva quindi in una posizione stupenda per il panorama. La villa passò in seguito ai Neville, avendo Cecilia Albrizzi sposato Gilberto Neville, un inglese proprietario di fonderie della Giudecca. Durante la Grande Guerra la villa venne rasa al suolo. La bella fontana poi posta in mezzo al cortile della Villa venne venduta dalla famiglia Dartora al Comune di Valdobbiadene subito dopo la guerra. La fontana, che apparteneva appunto al complesso di Villa Neville, arreda ora la piazza centrale del paese di Valdobbiadene. Restò la ghiacciaia e data la posizione invidiabile si pensò di farne un bunker con annesso deposito munizioni. Poi di questo luogo magico si perde memoria. Negli anni Ottanta vengono piantate le viti e della ghiacciaia nessuno ricorda più nulla.

LA SCOPERTA E IL RECUPERO
Mauro Teso, già patron del ristorante da Jerry al Cavallino, si innamora di questa storia. E sceglie di trasformare una scoperta casuale in un'intuizione imprenditoriale. Trasforma così la ghiacciaia in ristorante e bistrò: un anno di lavoro serratissimo porta al recupero dell'intero sottosuolo. «Abbiamo espiantato e rimpiantato le viti -spiega l'archietto Eric Milanese, che ha firmato il progetto- recuperato la grotta, l'antica ghiacciaia che scende nel ventre della terra e persino i padiglioni esterni». Le celle diventano sale e il cuore del luogo un lounge bar con 120 coperti interni e altrettanti nel dehor. L'accesso alla ghiacciaia oggi avviene direttamente dai filari, attraverso quella che era conosciuta come la grotta: un vero e proprio antro illuminato da luci a terra che conduce nel cuore sotterraneo della ghiacciaia. Dalla ghiacciaia si passa poi al bunker e al centro del nuovo locale. Qui l'intervento di maggiore charme è un giardino verde interrato, che illumina la ghiacciaia. «Abbiamo sbancato una porzione di suolo per costruire un giardino interno di stile ottocentesco». Il verde dialoga con il bancone del bar e la grande sala lounge per aperitivi e mostra il lavoro delle cucine. I materiali usati per la riqualificazione sono in linea con il dna di questo luogo: cemento, acciaio, vetro e argilla di Possagno. Gli interni si accendono grazie al light design e alla presenza delle piante.

SPAZIO PANORAMICO
Uscendo poi c'è uno spazio panoramico sulle vigne. Era la vecchia orangerie. «L'abbiamo chiamata la tettoia ispirandoci alle pergole dei vitigni circostanti. Anche gli elementi portanti ricordano il tralcio». Fuori dalla tettoia sei spazi semiprivati. Sono gli antichi padiglioni. «Nel passato, sopra le ghiacciaie venivano realizzati dei gazebo verdi dove i nobili sostavano per riposare e ammirare la campagna. Abbiamo recuperato il senso di questi spazi, rendendoli tavoli privati del bistrò all'aperto». Tutt'intorno gelsomini, essenze, e lavande. «Desideravo realizzare un luogo unico nel suo genere -conclude Teso- valorizzando un'antica ghiacciaia sotterranea di cui si era persa memoria». Il quid plus di questo luogo è infine recuperare l'atmosfera delle villeggiature in campagna, dando un senso alla storia dell'ultima grande ghiacciaia pedemontana, quasi sospesa tra le colline Unesco e il letto del Piave. 
Elena Filini
Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 11:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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