La fuga dei neolaureati: ogni anno 100 giovani se ne vanno dalla provincia di Treviso

Lunedì 17 Luglio 2023
Studenti ai colloqui di lavoro

TREVISO - I laureati guardano all’estero. La Marca ne perde quasi 100 all’anno.

Sono giovani tra i 25 e i 34 anni che scelgono di andare in altri Paesi. E quelli che arrivano nel trevigiano da altre province, soprattutto dal sud, non bastano a riportare il saldo delle competenze in positivo. Non solo. Se si parla delle necessità delle giovani famiglie, Treviso è l’ultimo capoluogo del Veneto per numero di posti nei servizi socio-educativi, a partire dagli asili nido, dedicati ai bambini fino a 2 anni di età. Ci si ferma a poco più di 24 posti ogni cento bambini. A Belluno si arriva a 36. A Padova addirittura a 50. Insomma, la Marca oggi non è una provincia per giovani. L’inverno demografico l’aveva già chiarito. Ma l’ultimo rapporto annuale diffuso dall’Istat indica che ci sono alcuni aspetti che pesano più di altri. 


CERVELLI IN FUGA
Andiamo con ordine. La provincia di Treviso è la seconda in Veneto per tasso migratorio netto di laureati tra i 25 e i 34 anni verso l’estero. Tra il 2019 e il 2021, senza contare quindi lo stop dovuto all’emergenza Covid, è arrivato all’8,1 per mille tra i residenti laureati. In numeri assoluti, considerando il bacino di oltre 23mila laureati trevigiani in questa fascia di età, si parla di qualcosa come poco meno di 100 all’anno che preferiscono o sono costretti a fare le valigie. Il dato è parzialmente bilanciato dai giovani laureati che giungono nella Marca da altre province italiane. Ma il conto totale indica che alla fine gli addii superano comunque i nuovi arrivi (-5,5 per mille). Il tema dei giovani che vanno a fare un’esperienza di lavoro all’estero non è un fatto grave in sé e per sé. Il vero problema è quando i nostri giovani non ritornano e quando il nostro territorio non è attrattivo per gli altri giovani europei – sottolinea Adriano Bordignon, il presidente trevigiano del Forum nazionale delle associazioni familiari – secondo diversi studi, portare un figlio dalla nascita alla fine dell’università costa mediamente 130mila euro, ma può costare anche molto di più, a ogni famiglia. E una cifra simile allo Stato, tra scuola pubblica, sanità e welfare».


MANCATI ARRIVI
Si parla quindi di un totale che supera i 250mila euro. È pure vero che spesso all’estero ci va chi ha le condizioni economiche per poter sostenere lo spostamento. Ma non solo. «L’investimento straordinario in termini di futuro si trasforma in una vera sconfitta quando non riusciamo a trattenere i nostri giovani o a farli rientrare dopo un’esperienza all’estero, buttando alle ortiche quanto messo in gioco da famiglie e sistema paese sulle nuove generazioni – avverte Bordignon – questa emorragia sarebbe tollerabile se ci fosse un corrispondente ingresso di giovani europei che raggiungono i nostri territori per iniziare esperienze professionali e inserirsi nel nostro tessuto socio-economico. Ma questo non avviene. Piove sul bagnato in una provincia che conta sempre più persone anziane e sempre meno giovani. 


SPESE PER I GIOVANI
Come se non bastasse, tra l’altro, la Marca è la provincia del Veneto che nel 2021 ha registrato il minor livello di spesa pubblica per i servizi socio-educativi per i bambini più piccoli. Esattamente 237 euro per ogni residente fino ai 2 anni di età. Nella provincia più vicina, quella di Venezia, ne sono stati investiti 341. Discorso simile se si prendono in considerazione solamente i capoluoghi. A Treviso la spesa è stata di 760 euro per ogni bambino. A Belluno si è arrivati a 805 euro. A Padova a 1.816 euro. E a Venezia addirittura oltre 3.300 euro. Oltre alla denatalità, adesso dobbiamo temere anche di perdere le classi di età che tecnologicamente e digitalmente sono più evolute: quelle che sono capaci di fare stare il sistema economico del Veneto al passo con i livelli di produttività degli altri Paesi europei di riferimento – tira le fila Bordignon – il fondo Next Generation EU (quello legato al Pnrr, ndr) sarebbe lo strumento ideale per fare dei nostri territori degli ecosistemi favorevoli ai più giovani». 

Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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