Ondata di freddo, stufe nei campi per proteggere le ciliegie. «Fuoco e acqua, così vegliamo le piante»

Sabato 8 Aprile 2023 di Angela Pederiva
Ondata di freddo, stufe nei campi per proteggere le ciliegie. «Fuoco e acqua, così vegliamo le piante»

VENEZIA - Una settimana di gelo a Nordest.

La notte scorsa è stata la sesta di veglia per gli agricoltori veneti e friulgiuliani: in particolare i produttori di frutta sono rimasti in allerta dal tramonto all’alba per monitorare l’andamento del termometro, sceso a -5,9 gradi sulla Piana di Marcesina (Vicenza) e -5 a Sappada (Udine), ma anche ad appena 1,5 gradi sopra lo zero a Legnaro (Padova) e 1,3 a Sant’Apollinare (Rovigo). Per contenere i danni che a macchia di leopardo raggiungono anche il 70% delle gemme, secondo le stime di Coldiretti, con il buio nei campi sono state accese le stufe e sono stati azionati i vaporizzatori: fuoco e acqua contro le brinate tardive.


IL PELLET
Nella campagna di Santa Giustina in Colle, settemila abitanti nell’Alta Padovana, si estende il ciliegeto di Ignazio Prosdocimi: 6.000 metri quadrati di coltivazione intensiva delle diverse varietà. «Sono già in fioritura al 70% – spiega l’imprenditore – in anticipo di 15-20 giorni rispetto al passato. Purtroppo sono gli effetti del cambiamento climatico. In queste notti la temperatura scende fino a -2 gradi, con cielo sereno, assenza di vento, umidità relativa bassa: tutte condizioni ideali per favorire le gelate. E quando la linfa congela, l’ovario diventa molto fragile e annerisce, per cui non avviene la fecondazione». 
Per preservare lo sviluppo delle ciliegie, Prosdocimi ricorre al riscaldamento artificiale: «Stiamo svegli tutta la notte, pronti ad intervenire quando il termometro segna +1,5 gradi, il che ad esempio quest’ultima volta è accaduto alle 2.20 del mattino. Ci siamo dotati di stufette a pellet, che per fortuna ora è sceso a 4,80 euro al sacco, contro i 10-12 di mesi fa. L’operazione richiede qualche ora, perché l’accensione dei vari apparecchi deve avvenire gradualmente. La fatica di questo periodo è invertire il ritmo tra sonno e veglia: dormiamo di giorno, per rimanere attivi di notte. Speriamo che ne valga la pena».


LE STALATTITI 
Se in pianura viene utilizzato il calore, in montagna viene impiegato il ghiaccio. «Avevamo provato anche noi i “funghi” che scaldano e avevamo pure bruciato le balle di fieno, ma senza ottenere risultato», racconta Rino Bernard, che nell’azienda agricola “La Giasena” a Ponte nelle Alpi, alle porte di Belluno, coltiva pesche, albicocche, ciliegie, susine, prugne, mele e frutti di bosco. Per questo l’impresa ha puntato su un altro elemento: attraverso la vaporizzazione dell’acqua, si forma una patina solida che avvolge rami, fiori e frutticini, proteggendoli dal crollo della colonnina di mercurio. «Nel pescheto e nell’albicoccheto – racconta il titolare – abbiamo attivato un sistema antibrina basato sull’irrigazione. Distribuendo l’acqua sopra chioma, si effettua una bagnatura costante: una specie di pioggia lenta, che cade al ritmo di 3 millimetri all’ora. Siccome i nostri campi sono monitorati dai sensori, che in questo periodo arrivano a rilevare fino a -2,7 gradi, appena tocchiamo +1 accendiamo subito l’impianto. Sulle piante si formano così delle stalattiti che preservano la fioritura man mano che la temperatura cala: all’interno delle calotte ghiacciate, i fiori si conservano intatti a zero gradi». 
Sono notti fredde e faticose, sottolinea Bernard: «Bisogna stare continuamente all’erta e monitorare le condizioni meteo. Se il cielo si rannuvola, occorre aspettare ad avviare l’impianto, perché la temperatura tende ad alzarsi. Invece non appena si placa il vento, il termometro crolla subito. Per questo tariamo l’allarme intorno a +3 gradi, in modo da avere il tempo di valutare e decidere. Speriamo di salvare la stagione: lo sapremo tra qualche giorno, quando vedremo gli effetti di queste gelate. Consapevoli però che l’anomalia non è il freddo di questo aprile, ma il caldo che c’è stato a febbraio: le piante si sono risvegliate in pieno inverno e hanno anticipato i tempi della loro vita». Così agli agricoltori tocca vegliarle tutta la notte, come genitori non le loro creature.
 

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Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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