Fiorenzo, il più grande collezionista di oggetti di Eleonora Duse

Lunedì 21 Agosto 2023 di Edoardo Pittalis
Eleonora Duse e Fiorenzo Silvestri

SAN ZENONE DEGLI EZZELINI - A San Zenone degli Ezzelini, sui colli tra Asolo e Bassano, vive il più grande collezionista di tutto ciò che è appartenuto a Eleonora Duse, la Divina del teatro: abiti, ombrellini, bauli, scatole, lettere, manifesti, oggetti di ogni genere. Fiorenzo Silvestri, 75 anni, si prepara a celebrare alla sua maniera il centenario della scomparsa della grande attrice. Una mostra, forse, e anche un libro a quattro mani con una partner insospettabile: l'attrice Claudia Koll che ha studiato all'Actor Studio di New York, dove ha scoperto che la più attenta discepola del "metodo Duse" è stata Marilyn Monroe. Il libro sarà proprio su questo rapporto tra una diva del teatro e una del cinema vissuta quasi un secolo dopo. La Duse morì a 60 anni durante la tournèe americana, a Pittsburg città della Pennsylvania intristita dallo smog di troppe fabbriche. Morì sotto la pioggia nella notte del 21 aprile del 1924, arsa dalla febbre. Pare avesse chiesto "Acqua! Acqua!". Come un personaggio dei suoi drammi, come il bambino che negli "Spettri" di Ibsen prima di chiudere gli occhi invoca: «Mamma, dammi il sole». Aveva già dettato l'epitaffio per la tomba di Asolo: "Fortunata. Disperata. Fidente". La sua morte chiuse l'epoca delle divine, grandissime nel talento e negli scandali. La Duse veniva da una famiglia teatrale di Chioggia, era richiestissima in tutto il mondo e i suoi amori facevano notizia. Recitava sempre e soltanto in italiano, quando andò la prima volta negli Usa il presidente Cleveland e l'inventore Edison non persero una rappresentazione. Nella Russia zarista fu un successo clamoroso: «Che attrice meravigliosa!», scrisse Cechov. E Stanislavskij affermò di essersi ispirato a lei per il suo famoso metodo di recitazione. Considerata la più grande attrice teatrale del suo tempo, certo la più moderna, una delle più grandi di sempre.
Silvestri ne è convinto mentre mostra l'abito della Duse.

Ancora di più quando apre le lettere, mai pubblicate, affidate in custodia prima di salire sul transatlantico alla sua amica la contessa Thun che non aprì mai la borsa e alla sua morte mise un vincolo di altri 50 anni di segreto. Silvestri è un collezionista particolare: studi in economia perfezionati a Cambridge, consulente di aziende, amante dell'arte e dei libri antichi. Nelle sue raccolte ci sono anche i disegni di Klimt e le foto della Riefenstahl. Un passato da assessore provinciale di Treviso con qualche intuizione: la Pedemontana, l'esportazione del Prosecco e del radicchio negli Usa in tempi non sospetti: «Due settimane a New York, dieci anni prima di Zaia. Il cuoco Celeste preparava i pranzi. Grazie ai Trevigiani nel mondo e alla spinta di Matelda Cuomo, la moglie del governatore di New York». E gli piace ricordare che ad Augusta, in Germania, lo considerano un portafortuna vivente: quando la squadra di calcio dell'Augsburg, che gioca nella Bundesliga, deve affrontare una partita determinante, lo mandano a prendere. Con lui in tribuna d'onore non ha mai perso.


Aveva già da bambino questo grande amore per la Duse?
«Non ci pensavo. Vengo da una famiglia di emigranti, mio nonno è sepolto nel nord del Canada nella zona delle miniere. Mio padre Giovanni Maria è stato l'unico a non emigrare; è stato anche sindaco per 11 anni nel dopoguerra, democristiano, fanfaniano. Dopo gli studi in ragioneria a Bassano, sono andato a Ca' Foscari in Economia, ero diventato famoso tra gli studenti per un 30 in matematica con Volpato, poi 30 con Levis, un voto leggendario. Ho preparato la tesi a Cambridge sulla teoria delle decisioni, la prima in Italia su questa materia innovativa, oggi la usa pure la Nasa per le imprese spaziali. In quel periodo è nato il mio amore per l'arte: il sabato e la domenica andavo a Londra a visitare i musei e per me era come rientrare a casa davanti agli artisti veneziani. Ho iniziato a lavorare il giorno dopo la laurea, il preside della scuola media mi ha chiamato per insegnare inglese e matematica. Al pomeriggio facevo il commercialista. Poi ho diretto un'azienda di mobili in stile di alta qualità, con oltre cento dipendenti».


Vanta anche una non trascurabile esperienza politica
«Sono stato l'assessore provinciale più giovane a Treviso: al Bilancio e ai Trasporti e poi anche al Sociale. Non ero cacciatore, ma ho affrontato il problema della caccia gestendolo d'intesa con ambientalisti e cacciatori. Da assessore ho inventato la Pedemontana che allora si chiamava Direttrice Est-Ovest. Il Piano regionale dei trasporti prevedeva cinque grandi interventi tra i quali il Passante di Mestre, detto Grisignano-Meolo. Partendo da questo ho ipotizzato una direttrice più alta che partiva da Montecchio, proprio come l'attuale, e rientrava a Portogruaro, passando a nord di Conegliano e Treviso. Sui tracciati delle cave che venivano così eliminate. Questa Montecchio-Portogruaro era più corta dell'attuale A4 e, soprattutto faceva risparmiare molti miliardi. Si sa che hanno scelto il Passante. Poi sono diventato un caso nazionale quando la Provincia di Treviso ha assorbito due miliardi di debito dell'azienda trasporti regionale, ne ha creato una nuova che in tre anni ha azzerato il debito e guadagnato un miliardo».


Come è cresciuto l'amore per l'arte e poi per la Duse?
«Amavo tanto l'arte che per cinque anni ho frequentato ogni sera la scuola d'arte al Pio X di Treviso. Di un libro antico, toccando la carta con le dita e a occhi chiusi, posso dire di che secolo è. Un giorno ero da Christie's alla ricerca di stampe trevigiane e mi trovo nel bel mezzo di un'asta di oggetti della Duse, la più importante allora conosciuta: un suo baule, un suo vestito, l'ombrello dono di D'Annunzio, un ventaglio, un portagioie. Mi sono aggiudicato tutto. All'uscita c'erano una troupe della Rai per intervistarmi e un produttore cinematografico per dirmi che un'attrice italiana teneva al baule e voleva mettersi in contatto. Era Claudia Koll, è nata un'amicizia. Lei ha studiato a New York all'Actor Studio dove la lezione della Duse è metodo; ha scoperto allora che una delle più grandi ammiratrici della Duse era stata Marilyn Monroe; un'altra fan è Nicole Kidman. La Divina era stata la prima a creare una scuola di recitazione, ho i documenti che lo dimostrano. Potrei fare una mostra da solo. Ho più di 500 lettere e tutte inedite. Ci sono quelle del conte russo Alexandr Volkov, nel cui palazzo a Venezia la Duse visse per qualche tempo: le procurò gli ingaggi per San Pietroburgo, Mosca, Kiev e Odessa. Per lei è stato più importante di D'Annunzio quanto a preparazione artistica, l'ha spinta a un metodo di recitazione. Ho due delle tre lettere al mondo scritte a Sarah Bernhardt, l'altra grande del teatro. L'ho definita la "Divina Zingara" perché non ha mai vissuto in una casa sua, anche quella di Asolo era in affitto, appartiene a una mia amica che vive a Dallas».


Non solo Duse nella sua collezione, parliamo delle Secessione Viennese?
«Sono esperto di arte illustrata tra Ottocento e Novecento. Gustav Klimt e gli altri sono pane per i miei denti. Ho studiato anche chi ha ispirato Klimt, l'olandese Jan Toorop nato a Giava, ho le sue grafiche. Di Klimt ho opere solo su carta, non è stato facile reperirle nelle aste, per qualcuna, la Danae per esempio, ho dovuto fare sacrifici. Stiamo preparando la mostra per Grado, sarebbe una bella proposta se venisse adottata da Cortina per le prossime Olimpiadi. Si tratta di una mostra di disegni mai fatta nemmeno a Vienna. Infine, mi sto dedicando alla grande regista e fotografa Leni Riefenstahl: ho trovato migliaia di foto scattate sulle Dolomiti quando ha girato il film di più lunga gestazione al mondo. Per far conoscere l'arte di un personaggio certo controverso ma dal punto di vista artistico straordinario; merita di essere riscoperta senza pregiudizi».

Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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