I trevigiani a Londra: «Siamo terrorizzati, il governo sottovaluta il coronavirus»

Venerdì 20 Marzo 2020 di Elena Filini
Una veduta di Londra: molti italiani ritengono che il governo sottovaluti il pericolo coronavirus
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TREVISO - Nella foltissima comunità trevigiana che vive a Londra da due settimane serpeggia il terrore. Chi lavora come libero professionista ha chiuso lo studio in anticipo e messo tutti in smart working. Chi fa il professore ha iniziato a tenere a casa i figli. Chi lavora per aziende elettroniche o colossi come Google si è rintanato nel proprio studio.
Il problema sono gli altri: perchè la gente continua ad uscire,a prendere i mezzi, ad andare al pub o al ristorante. Come osserva Federica, architetto di interni di lusso: «L’idea qui è che si tratti di una brutta influenza che passerà, non colpirà la gente sana - osserva - Un approccio superficiale, manco fanno i tamponi. Sono sconcertata dalle non misure che questo governo continua a non prendere: si lascia andare il virus, che contagi più persone possibili, contenerlo non serve, perchè se lo blocchi va in giro ugualmente, uno sforzo inutile. Magari la gente sviluppa l’immunità di gregge, chi invece lo prende, pazienza». E lei, che non vuole essere «veicolo» di possibile contagio, ha deciso di restare a Londra. «Non voglio contribuire io, per ora sono sana e spero di restare sana».

I SENZA TETTO
Anche Michele Sartor, 39 anni, operatore di strada, non rientra. «Dall’Italia mi hanno esortato a rientrare. Ma io non posso: chi si occuperà dei senza tetto in questa epidemia? Saranno lasciati soli sulle strade. Alcolizzati, tossicodipendenti, persone con difese immunitarie bassissime. Per questo ho deciso di restare». Gli amici gli hanno offerto di tornare a Conegliano per il lockdown. Ha rifiutato. «Boris Johson ha detto: preparatevi a perdere i vostri cari. Ci piaccia o no, non era una frase casuale. La Gran Bretagna vuole rallentare sull’economia il meno possibile. Il prezzo? Le vite degli ultimi. Gli homeless e gli anziani».

I DOCENTI
Sara e Peter, professori universitario, vivono da anni in Inghilterra. Inglese lui, docente di filosofia, vittoriese lei, ricercatrice. «Abbiamo iniziato di comune accordo a tenere a casa i nostri figli dalla scorsa settimana. In Inghilterra le scuole chiudono da oggi, in pericoloso ritardo. Non c’è ancora una vera coscienza del problema» spiegano. Alberto Moro, trevigiano, vive a Londra da più di cinque anni. E’ arrivato nella city grazie a Google, per cui lavora come interaction designer. «Teatri e locali stanno tutti chiudendo. I pub purtroppo ancora no. Dicono che chiuderanno presto ma non c’è ancora una direttiva chiara da parte del governo. Hanno fortemente consigliato di non andare in posti affollati, ma non hanno invitato chiaramente alla chiusura, per cui chi ha un’attività decide secondo coscienza. Tantissime persone lavorano da casa, ma in giro c’è comunque tanta gente e davvero pochi indossano la mascherina». Si dice moderatamente preoccupato. «Qui ancora non c’è davvero il senso di un’urgenza. Ieri il padre di Boris Johnson in tv ha pure detto che se ha bisogno di andare al pub ci andrà, e da qui si capisce che non c’è comunicazione chiara ed effettiva». Anche Alberto però non è intenzionato a tornare. «Spostarsi in una zona rossa è abbastanza sconsigliato».

LO STUDIO
Beppe Mauro a Londra ha uno studio di professional accountig. Vive 15 giorni al mese nella City, dove cura gli interessi commerciali di molti italiani, e non solo. «Fino al 4 marzo sono stato a Londra. Avrei avuto un volo confermato anche il 10 ma per i giorni successivi era tutto cancellato e ho preferito non rischiare». Poichè lo studio è fortemente legato all’Italia, Mauro ha scelto di mettere in telelavoro tutti i dipendenti ben prima dell’allarme governativo. «La Londra inglese vive come se nulla fosse o quasi». Poi c’è il mare magnum di chi lavora nella ristorazione. Persone che sono state licenziate da un giorno all’altro. «Se vieni licenziato -chiude Mauro -non puoi pagare l’affitto e spesso non ha ammortizzatori sociali». Franz Pagot, regista e fotografo, vive a Londra ma è bloccato a Conegliano a causa della cancellazione dei voli. «Aspetto che passi la tempest.

Ultimo aggiornamento: 15:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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