Azienda rinuncia all'appalto di mascherine: «Impossibile metterle sul mercato a 50 centesimi»

Venerdì 1 Maggio 2020 di Claudia Borsoi
L'azienda Label
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COLLE UMBERTO  - Avevano deciso di rispondere all’appello del commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri convertendo un ramo d’azienda e avviando la produzione di 10mila mascherine chirurgiche certificate al giorno. L’obiettivo era dare il proprio contributo, anche senza fare utili, alla popolazione per superare la pandemia. Ma quando hanno saputo, pur avendo vinto il bando indetto da Invitalia (l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa di proprietà del ministero dell’Economia), che le mascherine sarebbero state vendute a 50 centesimi l’una, hanno deciso di fare marcia indietro.
LA RINUNCIA
Con tanta amarezza la Label–Store Industries di Colle Umberto, azienda specializzata nella produzione e lavorazione di accessori per abbigliamento, calzatura e pelletteria con clienti in tutto il mondo, ha rinunciato al progetto e al finanziamento che avrebbe ricevuto dallo Stato di 225mila euro per l’acquisto di due macchinari dedicati. Alla Label–Store produrre una mascherina chirurgica certificata con manodopera italiana e materiale italiano, quello consigliato dal Politecnico di Milano, costa molto di più e avrebbe voluto dire rimetterci. Un costo non sostenibile per l’azienda, tenuto conto che la fornitura allo Stato al momento non ha limiti temporali. Ciò nonostante, la società di Colle Umberto ha deciso di non fermare la produzione di mascherine, avendo già ricevuto varie richieste dall’estero dove potrà piazzarle con un utile irrisorio. «Da marzo – spiegano dalla Label–Store – abbiamo iniziato a convertire un ramo d’azienda per produrre mascherine, attività in conto-lavoro per un’azienda del veneziano che ci forniva il materiale con cui realizzarle. Queste mascherine le abbiamo prodotte con coscienza, con un guadagno di 1 centesimo al pezzo per rispetto dell’emergenza, permettendoci di garantire lavoro ai nostri dipendenti e mascherine per il mercato. Nel frattempo, abbiamo deciso di rispondere al bando di Invitalia, usufruendo degli incentivi Cura Italia e predisponendo un piano di investimenti da 300mila euro per l’acquisto di due macchinari e di materiali dedicati alla produzione di mascherine chirurgiche. La scorsa settimana siamo risultati tra le imprese ammesse all’incentivo, ottenendo 225mila euro a fondo perduto. Saputo però domenica che il prezzo di vendita delle mascherine sarebbe stato di 50 centesimi, con cui non copriamo neanche il costo della manodopera, abbiamo deciso di rinunciarvi: come avremmo potuto far fronte ai costi della manodopera, dei materiali certificati italiani e alla spesa per le certificazioni?».
LE MOTIVAZIONI
Label-Store aveva già preso contatti con fornitori italiani di materiale made in Italy certificato per produrre le mascherine. «I materiali certificati costano anche perché in Italia sono pochi a produrli – annotano -.
E dando lavoro alle aziende italiane, si sarebbe creato un indotto importante per il nostro Paese. Con la scelta di fissare il prezzo a 50 centesimi, quando mascherine non certificate in stoffa ad uso civile vengono vendute anche a 5 euro l’una, come avremmo potuto sostenere il costo della manodopera? Siamo stati paragonati ad aziende cinesi o turche, senza tenere conto che la nostra tassazione arriva quasi al 70%. La task-force del commissario ha provato a simulare un prezzo della fabbricazione di una mascherina con il suo stipendio? Perché il lavoro degli altri deve essere svalutato? E invece di far lavorare i nostri dipendenti, saremo costretti a lasciarli in cassa integrazione pagata dallo Stato con le nostre tasse e degli stessi operai. Almeno per questa volta avremmo potuto produrre evitando di gravare sulla collettività e di ricorrere all’importazione mantenendo la liquidità nel nostro Paese. Complimenti: in un solo momento – chiudono rivolti allo Stato - avete distrutto il sogno di molti piccoli imprenditori disposti a stringere i denti e a non mollare». 
Ultimo aggiornamento: 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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