Coronavirus. Ragazza madre: «Senza lavoro, con una bimba da sfamare e meno di 20 euro nel conto corrente»

Venerdì 3 Aprile 2020 di Mauro Favaro
Coronavirus. Ragazza madre: «Senza lavoro, con una bimba da sfamare e meno di 20 euro nel conto corrente»
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TREVISO Si è ritrovata con una bambina di poco più di 10 anni da sfamare, un frigorifero ormai vuoto e meno di 20 euro nel conto corrente. Sono i primi effetti della bomba sociale innescata dall'emergenza coronavirus. Una ragazza madre trevigiana di 36 anni, residente nella zona del quartiere San Paolo, la sta sentendo bruciare direttamente sulla propria pelle. Fino a poche settimane fa lavorava come addetta in un'impresa di pulizie. Lo stipendio arrivava a singhiozzo. Ma almeno c'era qualcosa per poter comperare da mangiare. Il baratro si è aperto in seguito alla decisione di bloccare le attività lavorative considerate non essenziali per cercare di interrompere la catena dei contagi da Covid-19.

La 36enne è così rimasta a casa. Senza più un soldo nel portafoglio. In pochi giorni ha finito il cibo che aveva a disposizione. La svolta per il momento è arrivata solo grazie al post scritto su Facebook da Marco Varisco, il maestro trevigiano del vetro, riferimento dell'associazione di volontariato XI di Marca (che ha coinvolto imprenditori e ristoratori trevigiani, da Nonno Andrea ad Arman alla Finestra, che hanno allestito un vero e proprio banco alimentare), che lei ha letto quasi per caso: «Segnalateci le persone che in questo momento difficile non riescono a fare la spesa per problemi economici». Domenica la 36enne gli ha scritto proprio attraverso il social network: «Eccomi qua, ho detto. Era la prima volta che chiedevo aiuto a una persona esterna», confida. La risposta non ha tardato ad arrivare. E ora lei e la sua bambina possono riprendere a guardare avanti con un briciolo di serenità in più. 

Come ha vissuto l'emergenza coronavirus e gli ultimi giorni di blocco delle attività? 
«Un disastro. Lo stipendio è sparito. Tanto che in frigorifero non avevo praticamente più nulla da poter dare a mia figlia. Domenica ho visto il post che Marco aveva caricato su Facebook. Mi sono fatta coraggio e l'ho contattato spiegandogli che noi non ce la facevano più. Era la prima volta che chiedevo un aiuto del genere all'esterno. Ho fatto bene. La rete dell'associazione si è subito interessata a me. Adesso ho il frigorifero pieno. Possiamo continuare per un altro po'». 

Cosa le hanno portato? 
«Prodotti basilari: pasta, pane, olio, latte e un po' di cioccolato per la bambina. Tutte cose di prima necessità che in queste condizioni non avrei più potuto comperare. Attualmente ho esattamente 18 euro e 80 centesimi nel conto corrente. Non arrivo a venti euro. In più, mi hanno chiesto in ogni modo di segnalare loro eventuali altre persone che non riescono a fare la spesa a causa delle difficoltà economiche. Purtroppo ce ne sono diverse. Non saprei davvero come ringraziarli». 

Come mai è rimasta senza stipendio e senza altri aiuti? 
«In realtà sono ancora dipendente dell'impresa di pulizie. Lavoravamo all'interno di scuole, ristoranti, pizzerie, bar e altri locali pubblici. Adesso, però, è tutto chiuso. E ci siamo fermati anche noi. L'azienda era già in crisi da cinque mesi. Le paghe arrivavano a rate. La sospensione delle attività ha segnato la fine di tutto. L'ultima parte di stipendio ci è stata data all'inizio dello scorso febbraio. Poi non abbiamo più visto nulla».
 
Non ha qualcuno in famiglia che può darle una mano? 
«Purtroppo no. La situazione è precaria. Anzi, anche loro hanno bisogno di un aiuto. Magari un cittadino medio pensa che a Treviso non esistano situazioni del genere. Invece non è così. Molte persone che conosco fanno fatica a chiedere una mano perché si sentono feriti sul piano della dignità. Comprensibile. Ma è necessario andare oltre, soprattutto in un periodo come questo. Nemmeno io avevo mai chiesto aiuto ad altri. Ma non c'è proprio nulla di cui vergognarsi. Per fortuna esistono ancora tante persone buone». 

Farà richiesta per avere i buoni spesa distribuiti dal Comune? 
«Serve un'autocertificazione. Io non ho il computer con la stampante. Ma ho già chiesto ad alcuni conoscenti di darmi una mano ad avere questo foglio. Poi presenterò la domanda, certo».

Come vede il futuro nel mezzo di questa emergenza sanitaria? 
«Non lo vedo. Nel senso che non ci penso nemmeno. Sarebbe solo aggiungere dolore al dolore». 
Ultimo aggiornamento: 18:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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