Coronavirus. Clienti e ballerine troppo vicini, addio alla lap dance al Mille Lire

Venerdì 8 Maggio 2020
Clienti e ballerine troppo vicini, addio alla lap dance al Mille Lire
Coronavirus. Ballerine discinte che mimano le cameriere, le infermiere o le gattone del Moulin Rouge. Con i clienti a distanza regolamentare nel rispetto delle norme anti Covid-19, imbavagliati nella loro bella mascherina, perfettamente guantati per evitare la trasmissione del terribile virus. Toccare quelle belle figliole? Allungando magari un bigliettone da infilare nella giarrettiera o nelle mutandine? Un sogno proibito. Assolutamente irrealizzabile. Godimento per gli occhi, non per le mani. È questa la ripartenza che si immagina il titolare del Mille Lire di Preganziol, locale trasgressivo di lap dance. Per ora è soltanto un miraggio. Il club è chiuso dal 27 febbraio. E resterà chiuso. Anche la Fase 2 rende impossibile la riapertura del club, che offre show con ballerine provocanti per la gioia di tutti coloro ai quali i filmini a luci rosse non bastano. Spettacolini dove le distanze di sicurezza sono, di fatto, impossibili da rispettare e che vengono completamente azzerate quando si entra nei privè, con la ragazza e il cliente a contatto ravvicinato.

TROPPI COSTI
«Ho preso in gestione il locale nel 2007 - racconta il titolare Albino Candelù - e ne ho fatto uno dei migliori d'Italia dove, tra l'altro, hanno girato il film Mamma o papà con Albanese e la Cortellesi. Adesso le spese sono insostenibili, tra l'affitto di 8500 euro mensili, le bollette, le tasse e i 37 dipendenti in cassa integrazione». I dipendenti sono nella maggior parte ballerine che arrivano soprattutto dall'est Europa, ma anche italiane. Candelù fa due conti: «L'affitto di 10mila euro che pagavo fino a qualche anno fa mi è stato abbassato a 8.500 euro perchè gli affari non giravano più come una volta. È tanto ugualmente in un periodo di chiusura. Nel 2019 ho chiuso con un disavanzo di 34mila euro. E adesso non vedo proprio la luce in fondo al tunnel». Spera che le restrizioni anti-Covid si allentino così da riaprire puntando su spettacoli ad alta carica di erotismo. Da lontano. Guardare, insomma, ma non toccare. Non è una contraddizione in termini?

I FREQUENTATORI
«Lei non sa chi viene da noi. Sono persone sostanzialmente sole, alcune le vedevamo anche cinque sere di fila a settimana. Ci sono pure i pensionati, che non si fanno mancare qualche momento con i brividi. Credo che sarebbero disposti ad assistere a spettacoli con ballerine provocanti, proprio come piace alla clientela del Mille Lire, evitando di toccare cosce e glutei delle belle di turno e senza appartarsi nei privè. Sogno spettacoli sexy. Ne ho già proposti tanti a Natale, durante il Ferragosto, nei fine settimana dove ne facevamo anche sette a serata». L'unico ostacolo? «I costi - risponde - non reggerò ad una chiusura prolungata continuando a pagare di tasca mia tutte le spese. Gli ultimi bilanci, prima del 19, si assestavano sugli 800mila euro. Mentre all'inizio fatturavo milioni di euro. Ora zero assoluto». La sua ricetta è tutta nello Stato che dovrebbe farsi garante di prestiti per sostentare questo tipo di attività. «Qualche giorno fa sono andato in banca a chiedere un prestito da 25mila euro ma mi hanno risposto picche. Io, con la mia pensione da dipendente delle Poste non fornisco garanzie sufficienti» sbotta Candelù.

ALTRA STRADA
Strada diversa per le discoteche che chiedono di riaprire almeno i ristoranti, le pizzerie presenti all'interno dei locali e le piscine. Lo ripete da tempo Renzo Venerandi, re delle sale da ballo del Veneto che chiede linee guida per poter ripartire. «Altrimenti sarà la fine per tutti».

E L'INVENZIONE
Nell'attesa che si possa tornare alla normalità, la movida veneta si è però già riorganizzata. Riccardo Checchin, noto event manager ha deciso di fondare con i soci una start up specializzata nelle consegne a domicilio di aperitivi. La start up ruota attorno al sito www.degustalo.it, on line da pochi giorni, e nasce con la collaborazione delle più importanti discoteche venete tra cui il Radika di Treviso e la Playa Loca di Castelfranco.
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