Il coronavirus visto dai bambini: «Posso tornare a scuola se mi lavo le mani?»

Domenica 15 Marzo 2020 di Elena Filini
Così Marcello e Rocco, 10 e 8 anni, vedono l'isolamento in casa a causa del coronavirus
TREVISO - «Ma se mi lavo tanto le mani posso tornare a scuola?» chiede Alessandro, 8 anni. E Rocco disegna carri armati che sparano Amuchina. Così i bambini trevigiani vedono il coronavirus. Giorni sospesi, nuovi, di forzata inattività. Pieni di non si fa e non si deve. Per i più piccoli il coronavirus è un evento a volte incomprensibile, che li costringe forzosamente tra le pareti domestiche. I più grandicelli sono angosciati. Ma generalmente dai tre ai 13 anni i nostri figli chiedono solo di poter tornare a scuola, di rivedere le maestre e i compagni. La tecnologia li aiuta a mantenersi in contatto, ma nel loro piccolo mondo, il virus è una grande minaccia. 

SUL WEB
Sul web imperversa “Etcù”, la nuova danza col naso dentro al gomito. E un video ironico e intelligente (creato dalla pagina fb Ohga ciaopeople) in cui si racconta l’emergenza : la mascherina è un travestimento da supereroi oppure stare buoni e in casa diventa la vera missione degli agenti segreti che devono sconfiggere “coronavirus”. Ecco il Coronavirus spiegato ai piccoli. A speigare in altri modi una pandemia che altera tutti i ritmi quotidiani provano anche genitori, insegnanti e nonni. Ma è interessante capire come i più piccoli leggano le restrizion e il pericolo. C’è chi ne dà un’idea creativa. «Il birus è un vestito di carnevale con la corona» dice Livia, 5 anni di Preganziol, ancora legata al mondo fantastico. E chi si arrabbia col progresso e la tecnologia. «Pensavo che nel 2020 ci fossero le macchine che sanno volare, non il coronavirus», è delusa Laura 8 anni, delle scuole elementari De Amicis di Treviso. Poi c’è chi cerca soluzioni al ritorno alla normalità. «Il coronavirus mi ha rotto» sbotta Alessandro, 8 anni, stessa scuola e stessa classe. Marcello, 10, delle Gabelli ha la sua teoria. «Per i bambini non è pericoloso-sentenzia- La scuola è chiusa ma ci hanno dato troppi compiti». 

PREOCCUPATI
Alcuni di loro hanno capito come la fascia maggiormente a rischio siano gli anziani. «Io sono un po’ preoccupato per i miei nonni» assicura Riccardo 7 anni di Treviso. Fondamentalmente per tutti prevale la noia. E il desiderio di ritornare sui banchi. «Voglio imparare cose nuove! Voglio tornare a scuola» si lamenta Elisa, 6 anni. Agata, 11 anni e Bianca 6 mettono in luce qualche piccola falla nel sistema. Non capendo, come forse molti adulti, in che modo vengano disciplinate aperture e chiusure. «Mi pare ci sia più necessità di andare a scuola che dalla parrucchiera. Come mai lì ci si può andare e noi siamo chiusi a casa?». L’altro rilievo è il vedere i piccoli a casa e i genitori fuori: ma non è pericoloso per tutti?. «Perchè mamma e papà vanno a lavorare comunque? Allora non è così pericoloso! O dobbiamo stare attenti tutti. O nessuno». A chi chiede in maniera più precisa cosa stia succedendo, i piccoli danno le proprie risposte. «C’è una malattia che gira e dobbiamo sempre lavarci le mani benissimo, e soffiarci il naso» è la sintesi di Maddalena, 6 anni della scuola elementare di Biadene. 

IDEE CHIARE
Anche sullo stop delle lezioni pare che i più piccoli abbiamo le idee chiarissime. “La scuola è chiusa perchè c’è la malattia che gira intorno e tutti i bambini sono andati via” commenta Irene, che a soli 3 anni ha realizzato la questione di base. Infine Anna, 6 anni della scuola De Amicis sintetizza il comportamento da tenere. «Bisogna avere paura del virus. E’ una malattia ed è necessario sempre lavarsi le mani. Poi non possiamo stare dove ci sono tante persone perchè ci ammaliamo. Se qualcuno viene a scuola e ha il virus ce lo attacca. Allora noi stiamo a casa». Marcello e Rocco, 10 e 8 anni, scambiano con i compagni foto di canestrini improvvisati in giardino dai nonni. «Ci manca lo sport». Nei loro disegni c’è, in una valigia, una bomba per sconfiggere il Coronavirus e il carrarmato che spara Amuchina. E poi c’è Bibi che a 11 anni legge l’emergenza con apprensione. «Io vorrei tornare a scuola anche se so che è necessario stare a casa. Mi mancano i miei compagni delle Serena, le mie amiche e le lezioni di teatro. Ogni tanto mi viene da piangere perché mi sembra che questa situazione non finisca mai. Parlare con la mia famiglia mi aiuta molto. Se c è un aspetto positivo? Leggo un sacco di libri così almeno vivo con l’immaginazione».
Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 09:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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