Fondazione Cassamarca abbandona il ramo immobiliare: ​chiusi i rubinetti per investimenti mirati a costruire e ristrutturare

Martedì 28 Dicembre 2021 di Paolo Calia
Fondazione Cassamarca abbandona il ramo immobiliare

TREVISO - Fondazione Cassamarca abbandona definitivamente il mattone. Lo conferma il presidente Luigi Garofalo facendo il bilancio di tre anni di mandato ribadendo quello che dice dal primo giorno in cui ha messo piede a Ca' Spineda: «Fondazione Cassamarca non è un'agenzia immobiliare», chiudendo di fatto i rubinetti per investimenti mirati a costruire e ristrutturare.

E adesso, dopo ave finalmente risolto il problema del maga debito con Unicredit, 173 milioni da restituire dovuti in massima parte alla realizzazione della Cittadella delle Istituzioni, può definitivamente voltare pagina. L'estinzione del debito è arrivata grazie alla trattativa portata avanti dal presidente. Hanno pesato gli interessi passivi (1,6 milioni di euro all'anno) già pagati, i dividendi non erogati dall'Istituto bancario e la vendita di titoli azionari da parte di Ca' Spineda. Il tutto accompagnato da uno sconto applicato da Unicredit, intenzionata a rientrare e a chiudere una partita che orma si trascinava da troppi anni. «Uno degli obiettivi del mio ultimo anno di mandato - annuncia Garofalo - è adesso riportare il patrimonio della Fondazione in quelli che sono i parametri previsti dalla legge per la sua composizione, che deve essere di massimo il 15% composto da immobili e l'85% in titoli finanziari». A oggi, grazie all'eredità dell'epopea targata De Poli, le proporzioni sono praticamente opposte. Il valore degli immobili si aggira attorno ai 200 milioni di euro, quello del portafoglio azionario attorno ai 30, in gran parte costituito da due milioni di azioni Unicredit.


LA MODALITÀ

«Decideremo che strada intraprendere per raggiungere questo obiettivo - sottolinea Garofalo - la legge ci mette molte alternative a disposizione». Una delle strade più percorribile è quella che porta ai Fondi. Fondazione non può creare un fondo immobiliare, ma può aderire a uno già esistente dove trasferire parte dei suoi immobili e metterli così a rendita sul mercato azionario. Sicuramente in un'operazione del genere verrebbe coinvolto l'Appiani - «non più centrale nei nostri progetti» ribadisce il presidente decretando la fine di un'era - e altri immobili finiti nella lista delle cessioni. «Quelli più funzionali, come la sede di Ca' Spineda, Ca' dei Carraresi o Ca' Zenobio - continua il presidente - li terremo. Per gli altri valuteremo». Intanto Garofalo ha aperto un'altra partita con Unicredit: ottenere l'apertura al pubblico del monte di Pietà, ora utilizzato per gli uffici della banca. Entro due anni l'istituto dovrà trovare un'altra sistemazione: «Vogliamo rendere fruibile la splendida Cappella dei Rettori. E, magari, esporre le nostre opere d'arte in quella sede».


UNIVERSITÀ

Uno dei traguardi raggiunti da Garofalo è aver sistemato la questione università tagliando il costo dei corsi universitari che era arrivato a 10 milioni di euro all'anno. «In 20 anni - ricorda Garofalo - Fondazione ha investito 200 milioni di euro nel progetto universitario». La riformulazione delle convenzioni con Venezia e Padova ha ridefinito il quadro. Fino al 2024 Ca' Foscari e Bo utilizzeranno gratuitamente l'ex palazzo della Dogana; Venezia ha poi firmato un contratto di sei anni più sei per l'ex Distretto. Intanto ha anche concluso l'accordo col Comune per utilizzare il Turazza dalla fine del 2024. Notizia che non turba il presidente: «Sappiamo benissimo che possono lasciare l'ex Distretto quando vogliono, previa comunicazione. A quello che so però Ca' Foscari vuole espandersi, non ridursi. Ma se intendono lasciare l'attuale sede non ci sono problemi. La destinazione dell'immobile resterà universitaria e ci saranno altre soluzioni, come lo IUAV, la stessa Padova o altre università interessate a Treviso». Per il futuro Fondazione punta a sviluppare i percorsi culturali con una collana editoriale di alto valore, con l'apertura della libreria per fumetti all'ex Ance e la creazione di un'orchestra formata da giovani musicisti.

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