Bracciante morto in vigna sotto il sole: la procura indaga per omicidio colposo

Sabato 8 Febbraio 2020 di Denis Barea
Inchiesta: la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo
L’INDAGINE Omicidio colposo. E’ questa l’ipotesi di reato per cui il sostituto procuratore Paolo Fietta ha aperto, per ora a carico di ignoti, un fascicolo di indagine sulla morte di Florin Pogol, il bracciante romeno 50enne deceduto lo scorso novembre quattro mesi dopo aver accusato una ischemia coronarica che lo aveva costretto ad un lungo ricovero in ospedale. La procura vuole verificare quali fossero le condizioni di lavoro a cui era sottoposto il bracciante, che potrebbero quindi essere concausa del decesso.
L’ESAME
I risultati dell’autopsia condotta dal dottor Antonello Cirnelli, il medico patologo incaricato dalla Procura di effettuare il post mortem, dicono che il cuore di Pogol si è fermato a causa di una ipertermia accompagnata da rabdomiolisi, ovvero la rottura dei tessuti muscolari che in questo caso sarebbe stata causata proprio dall’eccessiva temperatura corporea dell’uomo, che si era sentito male mentre un giorno dello scorso luglio, intorno all’ora di pranzo, sotto il sole cocente e malgrado la fatica resa ancora più pesante dall’estrema calura stava lavorando nel terreno di una azienda agricola dell’hinterland del capoluogo, impegnato insieme ad altri operai a preparare il trapianto di alcuni vitigni. Durante la degenza in ospedale il fisico provato del 50enne è stato poi aggredito da una infezione che ha causato una sepsi agli organi interni che secondo l’autopsia sarebbe da considerare una delle ragioni del decesso. Ma non la causa scatenante. All’attenzione delle indagini ora ci sono le condizioni di lavoro a cui il romeno sarebbe stato costretto e in particolare la possibile violazione, da parte dei titolari dell’azienda agricola, delle norme di sicurezza che prevedono, in caso di alte temperature, che il lavoro agricolo estivo venga sospeso durante le ore più calde della giornata. Quando lo hanno soccorso Florin Bogol era privo di sensi: lo hanno trovato vestito con un paio di pantaloni da lavoro e la canottiera, il viso una maschera per il calore e il corpo completamente sudato. Al suo arrivo in ospedale la temperatura misurata era di 41 gradi.
IL DECESSO
Dopo qualche giorno in ospedale sembrava essersi ripreso ma da lì a qualche settimana ci sono stati altri malori e, dopo un secondo ricovero avvenuto alla fine di ottobre la situazione è precipitata velocemente fino alla morte. Florin Pogol era arrivato in Italia qualche anno fa in cerca di una occasione dopo un lungo periodo durante il quale in Romania era riuscito a trovare solo lavoretti saltuari in edilizia che non gli consentivano di portare a casa un vero stipendio. Ad aiutarlo a trovare una occupazione stabile in Italia era stata una cugina, da tempo residente nella Marca, che si era data da fare per cercare quell’opportunità che per il 50enne avrebbe potuto rappresentare la svolta della sua esistenza, consentendogli di voltare pagina e mettersi alle spalle la precarietà di cui aveva patito in patria. Pogol, dopo qualche contratto a termine e presso agenzie interinali aveva finalmente tagliato il traguardo di un posto da dipendente a tempo indeterminato in una azienda agricola dell’hinterland di Treviso. Un lavoro duro che per lui rappresentava però l’occasione per potersi stabilire nel nostro Paese e forse, in un futuro non troppo lontano, ambire persino in qualche cosa di meglio. Poi la tragedia: un caldissimo giorno di luglio, mentre sgobbava sui campi sotto il sole a picco il romeno si era sentito male.
LO SPISAL
Non è chiaro che cosa sia successo ma al tempo dei fatti c’era stato anche un intervento da parte degli ispettori dello Spisal e subito la pista seguita era stata quella di un colpo di calore provocato dalle temperature ardenti di quei giorni, che avrebbero provato fisico non più giovanissimo di Florin fino a provocare una improvvisa la perdita di conoscenza. Quattro mesi dopo il dramma: a settembre il 50enne torna al Ca’ Foncello di Treviso accompagnato da un conoscente. «Ho addosso un senso di debolezza, non mi sento bene» avrebbe detto ai sanitari che, dopo alcuni accertamenti diagnostici, decidono di disporre il ricovero di urgenza. Passa qualche settimana e sopraggiunge l’ aggravamento che gli è risultato fatale. Ora saranno le indagini disposte dalla Procura a far emergere la verità. 
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