Benetton, non solo moda, colori da museo: aperto al pubblico l'archivio storico del brand trevigiano

Domenica 12 Novembre 2023 di Elena Filini
Benetton, non solo moda, colori da museo: aperto al pubblico l'archivio storico del brand trevigiano

TREVISO - Gli Studios sono una Hollywood immersa nella campagna trevigiana, tra prati, laghetti e statali che sferragliano. Nordest skyline. La storia di un impero ma di questo impero non poteva che essere racchiusa nel suo teatro di elezione: una ex fabbrica. Ecco un viaggio fatto di progetti e successi, di sfide vittorie e qualche fallimento.
Per la Settimana della cultura d’impresa aperto al pubblico l’archivio Benetton di Castrette. Dai maglioni di lana fatti in casa ai milioni in banca: una crescita tumultuosa lunga un cinquantennio e un’epopea familiare che oggi va consegnandosi alla storia. Tre moschettieri e una giovane Giovanna d’arco: ecco i quattro fratelli Benetton. Le immagini li ritraggono ancora giovani, inossidabili. Giuliana, Luciano, Gilberto e Carlo: insieme in questo viaggio nel backstage tra foto e aneddoti storie e memoria.

L’archivio storico del brand, nato per volontà di Luciano Benetton, è la scatola magica che custodisce il segreto del successo di famiglia. Dodicimila capi di maglieria. Che hanno vestito milioni di persone in 50 anni raccontano quella che non è solo la storia di un’azienda, ma dell’evoluzione della società. Creato nel 2009 nell’area degli Studios di Castrette, l’Archivio contiene 30.000 scatole di documenti, più di 178.000 materiali iconografici, oltre 2500 materiali multimediali e 12.000 capi di maglieria. Simone Da Ros, coordinatore dell’archivio storico, organizza le visite e accompagna il pubblico in questo viaggio United Colors. «Il principio-racconta- di tutto è un punto maglia giallo. È la metà degli anni Cinquanta. Giuliana Benetton confeziona per suo fratello Luciano un maglione di lana gialla. Detto oggi sembra banale, ma a quei tempi la maggior parte dei giovani indossa maglioni in tinte scure o neutre. Luciano si rende conto che il suo look attrae l’attenzione dei compagni di classe e qualcosa nella sua testa fa click».


L’IDEA E IL PRESTITO
Fratello e sorella, che hanno rispettivamente venti e diciotto anni, vendono una fisarmonica e una bicicletta e si fanno prestare da parenti e amici quel che manca per arrivare a 300.000 lire, il prezzo base di una macchina per maglieria. È lo stretto necessario per mettere in piedi una piccola impresa famigliare, in cui Giuliana farà la sarta e Luciano il commerciale. La prima collezione la vende una merceria a pochi passi da casa dei Benetton. Si chiama Très Jolie, è composta da venti maglie girocollo, dolcevita o con scollo a V, in colori sgargianti che vanno dal giallo al blu e al verde. Nei quattro mesi che seguono, i Benetton vendono venti maglioni a settimana e con il ricavato riescono a ripagare i debiti fatti per acquistare la macchina per maglieria. È l’inizio di un sogno chiamato Benetton che nel 1965 vede l’apertura della prima fabbrica, Maglierie Benetton, a Ponzano. Poi nel 1966 il primo negozio a Belluno, My Market, poi bissato a Cortina e subito dopo a Parigi. La prima rivoluzione: via il bancone e la libertà di toccare i capi. Tutto questo è raccontato dagli oggetti: nel percorso si possono ammirare i capi storici di maglieria, i prodotti iconici che, con gli inconfondibili colori, sono diventati la cifra distintiva del marchio. Sono inoltre presenti bozzetti, messe in carta da fine anni Settanta a oggi, storiche riviste di moda, schede tecniche, cartelle colore anni Settanta e Ottanta.
 

ARCHITETTURA
La storia del marchio è anche la storia dell’architettura Benetton. E ha un grande protagonista: Tobia Scarpa. La visita in archivio fa luce sulle maxi opere di recupero, su Fabrica e l’avventura con Tadao Ando così come sui progetti sociali, primo fra tutti Ponzano Children. E poi la Fondazione con Palazzo Bomben e San Teonisto, le Gallerie delle Prigioni e Ca’ Scarpa. «Ma la storia produttiva della famiglia - interviene Da Ros - è raccontata dalle macchine, regno incontrastato di Giuliana Benetton. Dalle vasche da tintura che hanno permesso a Benetton grandi fatturati con la tecnica del tinto in capo, alle macchine per maglieria sino al manichino luminoso per il controllo qualità. L’epopea del maglione è raccontata dai settanta capi storici esposti all’interno delle teche. C’è anche il maglione Lady Godywa disegnato nel 1968 da Tobia Scarpa».
Poi, sport e pubblicità. Luciano Benetton trentenne sul cubo giallo. E un giovanissimo Alessandro Benetton, baby modello per 012. Arriva Oliviero Toscani: sparisce il prodotto e le campagne degli anni Ottanta si sviluppavano su temi di emergenza sociale. È uno shock benefico che proietta il marchio oltre la moda, dentro le contraddizioni di un’epoca. Guerre e abbracci, conflitti e società multirazziali ma anche aborto e religione come in Flags (1985) e Globes (1986). A cavallo tra gli ’80 e i ’90 il tema principalmente trattato fu quello del razzismo: ecco la Donna che allatta del 1989, Manette (1989), Angelo e diavolo (1991). Nei Novanta i concept di Toscani evolvono alla ricerca di temi sempre più forti e attuali. Nel 2000 Toscani cura la campagna che sancisce l’interruzione dei rapporti con Benetton. Per essa il fotografo sceglie di utilizzare come soggetto dei ritratti che raffiguravano i volti di veri condannati a morte negli Stati Uniti d’America. Non solo moda dunque, ma anche anni in cui il brand di Ponzano si è proposto come una nuova forma di militanza sociale.


L’ultima parte dell’archivio schiera 15 auto in ordine cronologico, come in un’immaginaria griglia di partenza per raccontare gli anni ruggenti della Formula Uno, gli anni di Flavio Briatore e delle grandi vittorie. «Un’avventura unica, dal 1983 al 2001 - chiude Da Ros - ma la vera svolta e l’unicità di questo percorso è data dal fatto che Benetton da sponsor apre una sua scuderia, la Benetton Formula. Proprio grazie alla direzione di Briatore arrivano, con Schumacher le due vittorie dei campionati nel 1994 e nel 1995». All’ingresso, prima di vedere ogni cosa, dagli oggetti fisici ai colori, su un maxischermo corre in accelerazione la storia di questi anni. Dai fratelli alle prese con il boom economico all’oggi.
 

Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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