Il mondo silenzioso di Lisa: «Il mio sogno, aprire un bar dove si parla la lingua dei segni»

Mercoledì 5 Luglio 2023 di Mauro Favaro
La lingua dei segni

PAESE - «Il sogno è arrivare ad aprire un bar dove sia possibile fare le ordinazioni sia a voce che nella lingua dei segni. Dove ci sia integrazione e dove nessuno si senta diverso». Lisa, 15 anni, guarda al futuro. Adesso è pronta a costruirlo. Lei vede e sente, ma non può parlare, se non attraverso la lingua dei segni. Nonostante tutte le difficoltà, che l'hanno anche costretta a rimanere a lungo a casa da scuola, ha appena superato l'esame di terza media. Il voto è stato brillante: 9. I suoi genitori le sono sempre stati accanto. E pochi giorni fa erano tra il pubblico nell'aula dove Lisa, dopo le prove scritte di italiano, inglese e spagnolo e matematica, ha sostenuto l'esame orale con il supporto di un mediatore nella lingua dei segni. Per l'occasione ha sviluppato una tesina sul colore, con una serie di collegamenti interdisciplinari: dalla street art al mondo dei graffiti, dagli Stati Uniti allo storico incipit "I have a dream" di Martin Luther King e alla musica rap. Una passione, questa ultima, che la 15enne ha potuto anche sperimentare direttamente con la Lis accanto al coro Anton di Mogliano, fino all'emozionante incontro con il rapper sordo Brazzo. Il risultato dell'esame è stato ottimo. E a settembre Lisa inizierà a frequentare l'alberghiero. «Per inseguire il suo sogno - sottolinea la mamma Raffaella - sulla scia di esperienze come il bar Senza nome di Bologna, punto di incontro per udenti e non udenti».

GLI OSTACOLI
Arrivare a questo punto non è stato semplice. La famiglia ha combattuto mille battaglie per fare in modo che Lisa andasse a scuola potendo sempre contare sulla presenza di un mediatore nella lingua dei segni, anche un tirocinante di Ca' Foscari, o su un insegnante di sostegno specializzato nella Lis. Ma non è andata così. Ci sono stati diversi ricorsi al Tar. Oltre all'avvocato Rodolfo Romito, i genitori della 15enne sono stati supportati in modo costante anche da Rita Fazzello, storica ex preside trevigiana. La famiglia ha anche messo a disposizione della scuola 18 delle 20 ore a settimana del servizio di mediazione Lis assicuratele dall'Usl. Il resto dell'orario, però, è rimasto spesso scoperto. Pure perché, come previsto dal capitolato della cooperativa assegnataria del servizio da parte della Regione, l'eventuale assenza dell'operatore assistente all'autonomia e alla comunicazione viene coperta solo dopo 5 giorni. E questo malgrado le sentenze della giustizia amministrativa che avevano annullato il piano educativo individualizzato (Pei) timbrato dall'istituto comprensivo, condannando il ministero dell'Istruzione a pagare le spese legali, e soprattutto messo in chiaro «il diritto dell'alunna di beneficiare dell'ausilio di una figura di esperto nella lingua Lis per l'intero orario scolastico». Senza, si «finisce per rendere non proficua la frequenza a scuola». Da qui è stato mosso l'ultimo passo: i genitori di Lisa si sono nuovamente rivolti al Tar avviando il procedimento per il giudizio di ottemperanza. In altre parole, per chiedere di dare effettiva esecuzione alla sentenza. La scuola ha evidenziato che a livello pratico oggi è difficile assicurare una copertura totale con mediatori in Lis. Ma i giudici amministrativi, confermando le spese di giudizio a carico del ministero, sono andati oltre nominando un commissario ad acta che assicurerà l'esecuzione della sentenza «compiendo tutti gli atti necessari, comprese le eventuali modifiche di bilancio, a carico e spese dell'amministrazione inadempiente». Ormai tutto questo riguarderà le superiori. Ma finalmente c'è la speranza di essere riusciti a trovare una soluzione. Vale per Lisa, così come per tutte le persone con le stesse necessità.
 

Ultimo aggiornamento: 12:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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