Il Silb: «Nella Marca non riapriranno 3 discoteche e molte altre sono "in terapia intensiva"»

Sabato 2 Ottobre 2021 di Loredana Zago
La storica discoteca Supersonic a San Biagio di Callalta non aprirà più i battenti
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TREVISO -  «Chi resiste, resiste, chi muore, muore: è come la malattia, e noi siamo in molti in terapia intensiva. Siamo in attesa, non c’è altro da fare». Lo sfogo è di Renzo Venerandi, presidente Silb (sindacato locali da ballo) che auspica una apertura imminente delle discoteche, altrimenti il settore, con oltre tremila imprenditori e centomila lavoratori dipendenti, di fatto bloccato da febbraio 2020, rischia il collasso. «Qualcosa si sta muovendo, se ne sta parlando a livello nazionale, ma una data ancora non c’è. Non sappiamo perchè continuiamo a stare chiusi, nè quando si potrà riaprire» prosegue Venerandi. Una certezza però c’è. Nella Marca, almeno per ora, saranno tre le discoteche che non spalancheranno le porte al popolo della notte. Per diversi motivi, ma comunque legati a una situazione critica che ha messo in ginocchio i gestori dei locali da ballo. «Non apriranno più il Supersonic a San Biagio di Callalta, dove il Comune ha chiesto che venga eseguito un intervento sulla sicurezza), il Diamantik a Gaiarine che viene riconvertito in centro sportivo e benessere. E probabilmente il Melody di Castelfranco, alle prese con un contenzioso per l’affitto che non riesce più a pagare per la chiusura» fa il punto Venerandi.


IL PROTOCOLLO

Venerandi lamenta una mancanza di attenzione e di aiuti. «Con il Silb nazionale abbiamo lavorato per elaborare un protocollo scientifico. Noi quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto, ora stiamo aspettando le valutazioni - prosegue Venerandi - Speriamo bene. Tutti i partiti si dichiarano favorevoli all’apertura, come sta avvenendo per altri settori, speriamo che tocchi anche a noi. Credo che tra una ventina di giorni si saprà di che morte dobbiamo morire». I locali non mettono paletti per la riapertura. «Pur di riprendere a lavorare abbiamo accettato qualsiasi condizione, Green pass e mascherina. Poi si tratta di vedere anche la gente come reagisce: bisogna capire dopo questo lungo fermo come sarà la ripartenza.

Sicuramente hanno ballato ovunque, la gente ha voglia di tornare in pista». Chi ha aperto è l’Odissea di Spresiano con spettacolini e cene animate. Stessa situazione a La Baita di Castelfranco. «Ma non basta, stiamo aspettando il via del ballo. La nostra clientela non è quella dei ristoranti. Per noi la cena con la musica, non è redditizia, è più per restare vivi».


L’INDOTTO

Il Covid ha dato il colpo di grazia al settore che ha un indotto importante. «Se consideriamo i locali che fanno liscio le orchestre, i gruppi impegnati nei tributi, musica dal vivo, pianobar, spettacolo di intrattenimento, baristi, camerieri, cuochi, pizzaioli, dj, ballerine. E la filiera delle forniture». Insomma se lo stop si prolungasse ancora la situazione diventerebbe davvero drammatica. «Lo abbiamo detto in tutte le salse, resistere così è davvero difficile. Già dal 2019 eravamo un po’ in cristi tutti quanti perchè il settore non galoppava, la pandemia ora ci ha messo al palo. Noi come gruppo Venerandi abbiamo avuto la possibilità di tenere aperto la piscina che ci ha salvati dal fallimento. Ma ora confidiamo nelle aperture, c’è un calo delle infezioni, aprono teatri, cinema, ci sono le fiere, le sagre. Hanno aperto tutti, apriremo anche noi. O ci dicano: vi cancelliamo, cambiate mestiere. In Italia non si ballerà più».

Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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