ROVIGO - È il concerto più importante dell’estate polesana. Umberto Tozzi giovedì 27 luglio sbarcherà sul palco di Piazzale Europa al Rosolina beach festival con “Gloria forever” (biglietti da 25 a 43 euro) .
Dagli stadi di tutto il mondo alla spiaggia di Rosolina, che differenza c’è?
«Nessuna. Quando siamo sul palco con la band non ha importanza quanta gente c’è, se suoniamo in spazi grandi o piccoli. L’obiettivo è lo stesso, divertirci e fare divertire gli amici del pubblico che ci vengono a trovare».
Ha legami con il Polesine?
«No, forse ci sarò venuto in passato a suonare. Ma ho legami con tanta gente in Veneto, mia moglie è padovana».
La ricetta per scrivere hit come “Gloria”, “Ti amo” e canzoni da 80 milioni di dischi?
«Non ci son ricette per la musica. Noi che scriviamo canzoni lo facciamo non sapendo che fine faranno, se avranno successo. Anche queste sono nate come le altre, da un’intuizione, magari nel giro di poche ore».
E quelle meno famose, ad esempio “Ciao Lulù”, del 1991, è una di quelle che colpisce?
«È il racconto di quanto succedeva quegli anni in molte famiglie italiane che andavano all’estero ad adottare bambini di altre nazionalità. Il tema ha colpito anche a me, l’ho raccontato in una canzone».
È vero che la sua prima fonte d’ispirazione sono stati i Beatles? E si è ispirato così bene da fare brani apprezzati in tutto il mondo come loro?
«Ho avuto un cultura musicale legata ai Beatles e alla produzione anglosassone in genere. Per questo la metrica, le strutture delle mie canzoni sono più anglosassoni e che italiane. La maggior parte della mia creatività si è espressa in questa forma. Ma anch’io ogni tanto ho provato a scrivere melodie più ampie e cantabili».
Altra prova del successo i film famosi che usano i suoi brani. “La casa di carta”, serie tivù spagnola dei record, è l’ultimo esempio, con “Ti amo” cantata dal personaggio Berlino in una scena clou.
«In carriera ho avuto la fortuna di vedere rilanciati dal cinema tanti miei brani. A partire negli anni ‘80 da “Flashdance” con la versione inglese di “Gloria” di Laura Branigan e altri film americani, Mi sento privilegiato ad avere avuto tanta fortuna professionale».
Il film a cui è più legato?
«Quello che mi ha colpito di più è “The wolf of Wall Streeet” di Martin Scorsese, perché il regista ha scelto la mia versione italiana di “Gloria”, non quella inglese. Ne sono orgoglioso».
Cosa si prova a calcare ancora il palco a 71 anni, con concerti lunghi più di due ore?
«È il modo per sentirsi sempre vivo attraverso quello che ti piace fare e la gratificazione dal pubblico».
Anche il suo è un “Never ending tour” come quello che fa Bob Dylan da anni?
«Mi lusinga il paragone con Bob Dylan, ma sono tanti gli artisti che lo fanno, anche se non hanno più trent’anni»
Sul palco suona la chitarra, la sua prima passione?
«Certo che la suono e dal vivo, non in playback (sorride, ndr)».
Chiudiamo con un’altra sua passione il calcio, non solo per le partite giocate con la Nazionale cantanti. Di chi è tifoso?
«Di nessuna squadra, sono tifoso del calcio. Quando mi è possibile guardo le partite di tutti, Juventus, Roma, Fiorentina, Italia. Il mio calciatore preferito era Roby Baggio. Oggi il calcio è cambiato tanto rispetto alla sua epoca. Da quando è finita l’era di campioni come lui, Del Piero e Totti non ho ancora individuato un giocatore del genere».
Appuntamento a Rosolina Mare il 27 luglio. Magari anche per due calci in spiaggia prima del concerto.