Spari alla prof in classe: «Fatto gravissimo, ho visto l'insegnante in lacrime»

Mercoledì 26 Ottobre 2022 di F. Cam.
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ROVIGO - Le telecamere all'uscita della scuola ad intercettare i ragazzi che sciamano chiassosi dopo la fine della giornata di lezioni. Qualcuno, nel vederle, si rabbuia. «Quello che scoccia nota con rammarico Filippo, di quinta è che per questo grave fatto ora tutti gli studenti dell'Itis rischiano di essere bollati come vandali, solo per l'idiozia di due o tre ragazzini di prima. Ho già visto anche sui social qualche studente di altre scuole che parla in generale del nostro istituto come se tutti e 800 fossimo accomunabili a quei tre lì». Anche Linda non sembra decisa a fare sconti: «Questo fatto ha infangato il nome del nostro istituto». Marco, invece, taglia corto: «Cosa ne penso? Che sono quattro bocia mona, perché di stupidaggini ne fanno tante tutti, ma questa è davvero grossa» (IL VIDEO).

Un'altra Linda, insieme a Swami, entrambe di prima, ma in due classi diverse rispetto a quella protagonista del gesto eclatante, parlano di «un doppio gesto sbagliato, sia l'aggressione che aver registrato tutto».

INSEGNANTE IN LACRIME

Swan, poi, racconta che «quel giorno ho visto la professoressa che piangeva, non credo per il dolore, penso più per l'amarezza e la rabbia. Il giorno dopo è venuta a scuola e aveva un cerotto sul sopracciglio, stava bene ma era triste». Un'amarezza che serpeggia anche fra gli altri professori della scuola. «È un fatto gravissimo sottolinea Micol Andreasi, che insegna lettere, in altre classi ma sempre all'Itis - che evidenzia la grave crisi di tutto il sistema educativo, non solo della scuola. Persino nei Paesi dove non c'è scolarizzazione si sa distinguere il bene dal male e si sa che una pistola, anche se giocattolo, non solo non si porta a scuola, ma non si punta contro nessuno, nemmeno per scherzo, né contro un amico, né tanto meno contro un professore. Questo gesto è il sintomo di un malessere che tutti conosciamo, ma c'è sempre un'altra emergenza. Anche questo fatto, che non è certo un fatto locale, verrà presto archiviato, ma il malessere di cui è emblema resta. Si devono interrogare tutti, insegnanti, genitori, cittadini, agenzie formative ma anche chi elabora le politiche del lavoro e della famiglia, perché questo sistema esasperato che porta a correre sempre, sottrae il tempo da dedicare ai figli. E poi si assiste ad un rimpallo di responsabilità. Ma è questo il domani che stiamo costruendo?».

COLLEGHI AMAREGGIATI

Per Gino Alessio, che al Viola insegna Disegno e progettazione, anche lui in altre classi, c'è da considerare anche una sorta di effetto pandemia: «Ci stiamo trovando davanti studenti nuovi che arrivano dalle medie e che risentono dei lunghi periodi senza scuola in presenza, in un momento formativo importante proprio per imparare a maturare il senso del rispetto. Una lacuna che porta ad una mancanza del senso del limite e che fa sì che dalle ragazzate si passi a situazioni più pesanti. Da educatore, spaventa il fatto che il senso del divertimento prevalga su tutto. Il lavoro che stiamo cercando di fare è di farli rendere conto di come si vive in un ambiente collettivo ed accrescere il loro senso civico. È su questo che bisogna lavorare».

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Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 11:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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