A Palazzo Roverella orari prolungati per l'ultimo week-end: anche di notte per vedere Kandinskij

Martedì 21 Giugno 2022 di Elisabetta Zanchetta
Un vivacissimo quadro della prima produzione del pittore russo

ROVIGO - È un Kandinskij dai mille volti quello proposto alla mostra di palazzo Roverella, promossa dalla Fondazione Cariparo, che si avvicina al suo ultimo weekend di apertura. Domenica chiuderà i battenti una delle mostre in assoluto più amate in Italia in quest’ultima stagione, con oltre 70mila visitatori. Negli ultimi tre giorni saranno prolungati gli orari di apertura: venerdì e sabato 25 la mostra chiuderà a mezzanotte, mentre domenica alle 22. E i posti disponibili non sono molti, per vedere un esposizione come mai si era vista in Italia sull’artista russo che spesso lo si ritiene padre dell’astrattismo, ma la sua poliedricità negli stili utilizzati smentisce questo concetto, rendendolo riduttivo.

L’ARTISTA

Vasilij Vasil’evic Kandinskij (Mosca, 16 dicembre 1866-Neuilly-sur-Seine, Parigi, 13 dicembre 1944) è stato un creatore di mondi, come lo definiscono i curatori della mostra Paolo Bolpagni e Evgenija Petrova, che hanno selezionato 80 opere eccezionali, di datazione compresa fra il 1900 circa e il 1940, che coprono i diversi momenti della carriera di Kandinskji, cui si aggiungono dipinti di suoi “compagni di strada”, come Gabriele Munter, Paul Klee, Arnold Schonberg, Alexej von Jawlensky, Marianne von Werefkin, libri in edizione originale, documenti, fotografie, rari filmati d’epoca, cimeli e oggetti d’arte popolare. Una delle sezioni più particolari dell’esposizione è quella dedicata all’arte popolare russa: documenta il legame tra l’artista e le espressioni creative folkloristiche della propria terra e con le radici tradizionali dell’anima russa, il cui fascino esercita una potente suggestione sul modo di concepire se stesso e la pittura, ispirando talvolta stilemi e modelli iconografici, oltre allo spunto per soggetti delle opere della sua stagione figurativa, come Sonntag Ait Russich (Domenica Vecchia Russia)”, del 1904. Ciò che colpisce delle scene russe è la loro atmosfera fiabesca: immagini ispirate alle icone della tradizione ortodossa, ma senza la rigidezza che contraddistingue l’arte sacra, capaci di immergere l’osservatore in un mondo fatato e onirico. Sono tante le matrici da cui si genera il linguaggio visivo radicale di Kandinskji: dalla conoscenza dell’Impressionismo al fortissimo potere di suggestione esercitato su di lui dalla musica, alle frequentazioni nella Monaco Jugendstil e secessionista d’inizio Novecento, fino al legame con la cultura popolare della Russia profonda che con i suoi oggetti, lo aveva affascinato fin dall’infanzia.

I VIAGGI

Fondamentale è il viaggio di lavoro nel governatorato di Vologda, in Siberia, nel 1889, quando è ancora uno studente di giurisprudenza. In quell’occasione studia la vita, i costumi, le credenze e i rituali della popolazione locale, i Sirieni, nella cui storia si mescolano origini finlandesi e russe. La sua famiglia, del resto, proveniva dalla Siberia, perciò è particolarmente attento alle tradizioni dei popoli del luogo. Nei suoi taccuini di quegli anni appaiono disegni (ora conservati al Centre Pompidou di Parigi) di oggetti quotidiani e dettagli di decorazioni delle variopinte case di legno che visita, tanto lo colpiscono con i propri caleidoscopici colori. Kandinskij annota anche canzoni, proverbi, preghiere e scongiuri.
L’intelligenza e l’intuito lo conducono a Monaco di Baviera, dove riparte quasi da zero studiando accanto a compagni molto più giovani. Le opere di questo periodo sono incisioni, litografie, oli di tema paesaggistico ancora debitrici nei confronti del tardo naturalismo russo. Pubblica raccolte come Poesie senza parole e l’album Xylographies, uscito nel 1909 per la casa editrice parigina Tendances Nouvelles: per lui la tecnica dell’incisione è paragonabile alla musica, per via del suo processo di estrazione dalla matrice del suono interiore dei soggetti: uccelli fatati, cavalieri al galoppo, cupole di chiese ortodosse (come inLa chiesa rossa, del 1901), fanciulle in costumi contadini. È una terra da favola colma di armonia spirituale, in cui le figure sono quasi smaterializzate sotto un velo di motivi decorativi.
 

Ultimo aggiornamento: 07:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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